venerdì 30 gennaio 2015

COME AS YOU ARE .

Il primo documentario sulla vita di Kurt Cobain arriverà in Italia nelle sale il 24 e il 25 marzo , mentre il 21 febbraio verrà proiettato in anteprima al Bari International Film Festival.
È la prima volta che vengono svelati alcuni lati ancora ignoti dell'artista , inoltre ci troveremo di fronte a materiale inedito condito da interviste a persone che lo hanno conosciuto da vicino .
Fin qui nulla di particolare ma alla presentazione del documentario ,avvenuta nello Utah al Sundance Film Festival , è arrivata una rivelazione che ha destato molte polemiche e che personalmente non mi sorprende conoscendo chi ha pronunciato certe parole .
Courtney Love , la vedova di Kurt , dichiara che nel 1992 durante la gravidanza della figlia Frances Bean assunse stupefacenti non specificandone la dose .
La storia tra i due artisti è sempre stata molto complessa , dopo la nascita della bimba entrambi dovettero sottoporsi a disintossicazione poiché era stata tolta loro la custodia della stessa .
Per farsi pubblicità si usano molti mezzi ,a Kurt era sufficiente abbozzare le note di COME AS YOU ARE e la scintilla scoccava .

mercoledì 28 gennaio 2015

VORREBBE VELEGGIARE DA SOLA .

Ecco una intervista rilasciata da Carolina Kostner al programma "Le Iene" ( fonte : sportmediaset.it):

PATTINAGGIO, CAROLINA KOSTNER ALLE IENE: "SCHWAZER? HO DETTO UNA BUGIA, HO REAGITO DA FIDANZATA"
La pattinatrice si confessa a 360°: "Lui mi disse: 'Ho messo una scatola nel frigo, è vitamina B12'. Avevo piena fiducia nella persona che amavo"
28/01/2015
Dopo la squalifica di 16 mesi per aver aiutato l'ex fidanzato Alex Schwazer a eludere un controllo antidoping, Carolina Kostner si confessa a 360° ai microfoni delle Iene. "Ho detto una bugia, ho reagito come la sua fidanzata - ha spiegato la pattinatrice - Lui mi disse: 'Ho messo una scatola nel frigo, è vitamina B12'. Avevo piena fiducia nella persona che amavo. Un giorno lo perdonerò, penso che non ci vedremo mai più in vita nostra".

Iene: Ciao Carolina, come va?
Carolina Kostner: Ciao. Ho passato dei momenti migliori 
Iene: L’ultima volta che ti abbiamo intervistato eri con Alex Schwazer
Kostner: E adesso sono qua da sola
Iene: Cosa è successo?
Kostner: Penso che abbiamo un bel po’ da raccontarci
Iene: Ti va di raccontarcelo?
Kostner: Sì, dai
Iene: Perché sei stata squalificata?
Carolina Kostner: In realtà non l’ho capito neanche io. Il mio ex fidanzato ha fatto uso di doping e apparentemente ci sono finita di mezzo 
Iene: Come hai vissuto questa vicenda?
Kostner: L’ho vissuta come un tradimento dalla parte sia personale e affettiva del mio ex fidanzato e anche come atleta
Iene: Chi era il tuo fidanzato?
Kostner: Alex Schwazer, marciatore, campione olimpico 2008, che allora mi aveva conquistato con il suo sorriso
Iene: Ci racconti tutta la storia?
Kostner: Eravamo io e Alex a casa mia. Suona il campanello e Alex mi dice: “Se è il controllo antidoping digli che io non ci sono perché ho dato la reperibilità a casa mia a Racines e, quindi, devono venire a cercarmi lì”
Iene: E a quel punto cosa hai fatto?
Kostner: Ho aperto la porta e ho detto alla persona che stava lì che Alex non era in casa ed era a Racines ad allenarsi 
Iene: Quindi hai detto una bugia?
Kostner: Sì, ho detto una bugia. In quel momento ho avuto pochi secondi per riflettere veramente. Ho reagito come la sua fidanzata
Iene: E poi cosa è successo?
Kostner: Dopo che il controllore è andato via da casa mia, anche dopo le mie incitazioni che lui partisse, è partito per casa e la sera mi chiama e mi dice: “Ho fatto il test a casa, stai tranquilla”. Per me quell’episodio era finito lì 
Iene: Dopo quanto si è scoperto che Alex era positivo a quel test?
Kostner: Una settimana più o meno
Iene: Quando lo avete saputo dove eravate?
Kostner: A casa mia
Iene: Tu come hai reagito?
Kostner: Quando ho compreso che un test è stato positivo, senza dir niente sono uscita di casa
Iene: E cosa hai fatto?
Kostner: Ho vagato per il paese senza accorgermi neanche di dove stavo andando e di quanto tempo era passato. Non comprendevo cosa stava succedendo
Iene: Però poi gli hai chiesto spiegazioni?
Kostner: Avevo paura che tornata a casa lui non ci fosse più e non riuscisse a darmi una spiegazione, quindi sono di corsa tornata a casa e lì mi ha fermato e mi ha detto: “Ho preso l’Epo. Ammetterò tutto, pagherò per l’errore, per gli errori”. Allora io gli ho chiesto: “Ma come?”. E lui mi disse: “ Ho preso l’Epo e lo avevo nel tuo frigo”. 
Iene: Se erano nel tuo frigo i medicinali li avrai visti?
Kostner: Sì, è vero
Iene: E non gli hai chiesto spiegazioni?
Kostner: Lui mi disse: “Ho messo una scatola nel frigo, è vitamina B12”. Avevo piena fiducia nella persona che amavo e non mi sono posta la domanda. 
Iene: E a quel punto cosa gli hai detto?
Kostner: Non sono riuscita a dire una parola
Iene: E’ vero che tu e Alex avevate lo stesso medico, il famoso professor Ferrari?
Kostner: No, questa è una caz***ta
Iene: Ma Ferrari lo conosci?
Kostner: Adesso so chi è, però non è il mio medico
Iene: Come definiresti la tua squalifica?
Kostner: Io la definirei abbastanza ingiusta
Iene: Perché?
Kostner: Credo che per quello che ho veramente fatto sia sproporzionata 
Iene: Farai ricorso?
Kostner: Sì, farò ricorso
Iene: Pensi che il Coni ti abbia mancato di rispetto?
Kostner: Mi mancano un po’ le parole su questo. In un certo senso non mi sento trattata col rispetto che credo di meritare
Iene: Dopo la squalifica il Presidente del Coni Malagò ti ha telefonato?
Kostner: No
Iene: Malagò ha dichiarato: “Anch’io avrei detto che il mio fidanzato non era in casa”
Kostner: Ha fatto delle dichiarazioni nei miei confronti che mi hanno anche fatto piacere 
Iene: Poi, però, si è corretto e ha detto di avere sbagliato a dire quelle cose 
Kostner: Capisco che in questo caso un presidente debba mantenere neutralità
Iene: Hai qualcosa da rimproverarti?
Kostner: Sì, io ho fatto un errore e non l’ho mai negato dall’inizio
Iene: Ti sei pentita del tuo errore?
Kostner: Se mi ricapitasse domani con le stesse condizioni penso che lo rifarei
Iene: Ma lo sapevi che Alex si dopava?
Kostner: No
Iene: Mai avuto un sospetto su di lui?
Kostner: No
Iene: Quanti anni siete stati insieme?
Kostner: Sei 
Iene: Tu volevi fare una famiglia con Alex?
Kostner: In tanti momenti di questi 6 anni io ho pensato veramente che fosse l’uomo della mia vita e che un giorno sarebbe stato il padre dei miei figli
Iene: Cosa avresti potuto fare per lui che non hai fatto?
Kostner: Non sono stata capace di fargli capire quanto dovrebbe essere orgoglioso di gareggiare pulito
Iene: E tu?
Kostner: Io piano piano ho imparato ad accettare le sconfitte e questa secondo me è una cosa molto importante per un atleta
Iene: Ma in quel periodo si comportava in maniera strana?
Kostner: In effetti in quel periodo, a luglio, lui era molto silenzioso, molto chiuso
Iene: Quando stavate insieme avete mai affrontato l’argomento doping?
Kostner: Ci sono state delle volte in cui l’argomento è stato toccato. Infatti lui sapeva esattamente come io la pensavo
Iene: Se Alex non avesse fatto uso di doping adesso sareste ancora fidanzati?
Kostner: Può essere, sì
Iene: Lui ti ha mai tradito con un’altra?
Kostner: Non credo, non lo so
Iene: Quando hai scoperto che sul doping ti aveva mentito hai pensato che ti avesse mentito anche sul tradimento?
Kostner: No
Iene: E’ stata la sua positività ad incrinare il vostro rapporto?
Kostner: Sì. Al primo istante no, ma a lungo andare ha cambiato il nostro rapporto
Iene: Tornando indietro ti rifidanzeresti con lui?
Kostner: Con le stesse condizioni credo di sì
Iene: Da quanto tempo vi siete lasciati?
Kostner: Quasi un anno
Iene: Chi ha lasciato chi?
Kostner: E' stata una decisione comune
Iene: Pentita?
Kostner: No
Iene: Quando hai visto Alex l’ultimo volta?
Kostner: Quasi un anno fa
Iene: Avresti voglia di rivederlo?
Kostner: Al momento no
Iene: Pensi che non vi vedrete mai più?
Kostner: No, non credo
Iene: I maligni dicono che lo hai lasciato proprio nel momento del bisogno 
Kostner: In effetti è stata quella la mia grande difficoltà, che dopo la sua positività io sentivo che aveva comunque bisogno di una persona, di un sostegno. E come ho agito da sua fidanzata il giorno che ho detto che non fosse in casa, anche lì ho cercato comunque di stargli vicino, finché la vita e le situazioni ci hanno allontanato
Iene: Quando si ama si può perdonare?
Kostner: Secondo me il perdono ci deve stare sempre 
Iene: E tu lo hai perdonato per quello che ti ha fatto?
Kostner: Al momento, dopo una sentenza di un anno e quattro mesi, faccio fatica. Però col tempo sono sicura che lo farò
Iene: C’è la possibilità di fare pace?
Kostner: Pace nel senso di tornare insieme?
Iene: Sì
Kostner: Mai dire mai
Iene: Non lo senti neanche al telefono?
Kostner: No
Iene: Qualche giorno fa Alex è stato insultato in un palazzetto dello sport
Kostner: Veramente?
Iene: Sì, è successo
Kostner: Che venga insultato in pubblico lo trovo anche questo disgustoso
Iene: Ma oggi secondo te come sta Alex?
Kostner: Non credo stia bene comunque
Iene: Hai mai temuto che facesse un gesto estremo?
Kostner: Il giorno della sua positività ho avuto un momento di paura che potesse accadere. Credo comunque che sia un ragazzo forte e che ce la farà
Iene: E’ vero che Alex soffriva di depressione?
Kostner: Sì
Iene: Da quando ti sei lasciata con lui hai avuto altre storie?
Kostner: Niente di serio
Iene: Lui che tu sappia?
Kostner: Non lo so
Iene: Vuoi dirgli qualcosa?
Kostner: No, al momento non c’è niente da dire
Iene: Alex sarebbe stato un campione anche senza doping?
Kostner: Sì
Iene: Ma la medaglia d’oro olimpica l’ha vinta perché si dopava o perché aveva talento?
Kostner: Io voglio credere che l’ha vinta per talento
Iene: Tu cosa pensi del doping?
Kostner: Mi fa schifo
Iene: In un’intervista rilasciata alle Iene 7 anni fa avevi detto che avresti mandato aff**lo chi ti avesse offerto il doping. Oggi?
Kostner: Stavo per dire la stessa cosa: vaf***lo
Iene: Puoi promettere che non farai mai uso di doping?
Kostner: Sì
Iene: Lo giuri?
Kostner: Sì, lo giuro
Iene: Se tu avessi saputo che Alex si dopava lo avresti denunciato?
Kostner: Mi metti molto in difficoltà a questo punto. Dipende molto dalle circostante. Sapendo ora quello che ho passato direi che cercherei di farmi il più coraggio possibile per fare di sì, non è così semplice come sembra
Iene: Federica Pellegrini ha detto: “Io non potrei stare con uno che si dopa”
Kostner: Cavoli suoi 
Iene: Ha anche detto che se fosse successo al suo fidanzato Magnini lo avrebbe lasciato subito 
Kostner: E’ semplice dirlo quando non sei il diretto interessato
Iene: Tu e la Pellegrini in cosa siete diverse?
Kostner: Prima parliamo di Alex, poi di Federica Pellegrini…Hai altre domande?
Iene: Tutta questa vicenda ti ha umiliata?
Kostner: Sì
Iene: Stai pensando al ritiro dalle gare?
Kostner: Mi sono presa un anno di pausa a partire dall’estate scorsa. Negli ultimi anni comunque ho fatto una vita abbastanza da egoista e adesso sento il bisogno di restituire qualcosa ai miei amici
Iene: Ma ti rivedremo in gara?
Kostner: Speriamo al più presto
Iene: Una come te può vivere senza il pattinaggio?
Kostner: La mia vita senza pattini è difficile da immaginare 
Iene: Una cosa bella che hai fatto aldilà del pattinaggio?
Kostner: Ho fatto un bellissimo viaggio quest’estate con una mia amica canadese. Qualche volta per scherzo ci inventavamo pure che eravamo sorelle, per divertimento. Aspetta questo non lo dico, sennò risulta che sto dicendo sempre le bugie (ndr, ride)
Iene: Ma ora che sei single ti stai dando alla pazza gioia?
Kostner: Potrei fare meglio 
Iene: Hai flirtato con altri ragazzi?
Kostner: Sì
Iene: Tanti?
Kostner: Una marea (ndr, ride)
Iene: Hai mai fatto una botta e via?
Kostner: Sì
Iene: Com’è andata?
Kostner: Alla grande, però se mi sente mia nonna
Iena: Mai stata con una donna?
Kostner: No
Iene: Mai fatto una cosa a tre?
Kostner: No. Mai dire mai
Iene: Posizione preferita?
Kostner: Ce ne sono tante da scegliere
Iene: Un uomo per stare con te cosa non deve fare?
Kostner: Doparsi
Iene: Meglio soli che male accompagnati?
Kostner: Concordo
Iene: Riuscirai mai a lasciarti questa storia alle spalle?
Kostner: Io spero di sì
Iene: Una cosa bella che ti piacerebbe fare?
Kostner: Io avrei una voglia pazzesca di fare un viaggio in barca a vela dove non c’è nulla, dove senti il vento, senti la libertà
Iene: E con chi farai questo viaggio in barca a vela?
Kostner: Vediamo 
Iene: Sai cos’è un hasthtag?
Kostner: Certo
Iene: Se questa vicenda avesse un hasthtag cosa sarebbe?
Kostner: Sarebbe “bastaaaa”

martedì 27 gennaio 2015

VOLEVA SOLO ALLENARE .

Nello sport degli anni 20 e 30 c'è una storia riconducibile al 27 gennaio , quando mi ci sono imbattuto  ho capito che si trattasse di qualcosa a dir poco crudele.
Mi duole parlarne perché il finale è come mi attendevo , nessun colpo di scena , l'orrore prende il sopravvento sulla vita , il pensiero corre poi ai nostri giorni e nulla sembra cambiato se non una maggiore crudeltà da parte di chi predica odio .
Conosco l'autore del libro e so come tenga alla ricerca, i particolari fanno da sfondo a una pazzia della mente umana più malata .
Se quel giorno di dicembre dello scorso anno fossi uscito invece di mettermi a leggere ne avrei guadagnato in salute , ma amo sapere .

Non lo sapeva nemmeno Enzo Biagi, bolognese e tifoso del Bologna. «Mi sembra si chiamasse  Weisz, era molto bravo ma anche ebreo e chi sa come è finito», ha scritto in "Novant'anni di emozioni". 
E' finito ad Auschwitz, è morto la mattina del 31 gennaio '44. Il 5 ottobre del '42 erano entrati nella  camera a gas sua moglie Elena e i suoi figli Roberto e Clara, 12 e 8 anni.Questa è la risposta,  documentata, di Matteo Marani, bolognese, laureato in Storia (e questo spiega qualcosa). Gli ci  sono voluti tre anni di ricerca, scrupolosa e insieme ossessiva, perché gli pareva di inseguire un  fantasma. Ed ora questo libro: "Dallo scudetto ad Auschwitz" (ed. Aliberti), preciso come una banca  svizzera, dolente come una cicatrice. Ho idea che Marani abbia sentito le voci nel vento, per dirla con Guccini, bolognese d'adozione. Forse lo ha spinto una coincidenza: abita a meno di 300 metri da  dove abitava Weisz. Certamente lo ha sorretto una volontà da detective della memoria.
E così 
dai registri di classe del '38, ritrovati in uno scantinato, è arrivato a conoscere uno degli amici del  piccolo Weisz, un amico vero che per tutti questi anni aveva conservato lettere e cartoline che gli  arrivavano dalla Francia, dall'Olanda, da dove i Weisz cercavano di sottrarsi ai cacciatori dopo che il Bologna aveva licenziato il suo tecnico in omaggio alle leggi razziali. 
 
Arpad Weisz era stato un ottimo giocatore, ala sinistra. Nell'Olimpica ungherese del '24 fa coppia  con Hirzer, la Gazzella, che sarebbe stato il primo straniero alla corte degli Agnelli. 
Gioca nel Padova (poco), nell'Inter, ma un infortunio serio lo porta sulla panchina nerazzurra come  tecnico. È lui a lanciare in prima squadra Peppino Meazza, a 17 anni, lui ad allenarlo 
individualmente, al muro, perché abbia la stessa padronanza dei due piedi, è lui a vincere lo scudetto del '30, sempre lui a scrivere, a quattro mani col dirigente Aldo Molinari, il manuale "Il giuoco del  calcio", con prefazione di Vittorio Pozzo che non era l'ultimo arrivato. Ancora lui a importare in  Italia il sistema di Chapman, a sperimentare i ritiri (in località termali), ad allenarsi in braghe corte insieme ai giocatori, quando le foto di Carcano (famoso quinquennio juventino) lo mostrano in giacca e cravatta. Gli allenamenti si dirigevano, non si facevano. "Il mago" lo chiama "Calcio illustrato". 
Col Bologna «che tremare il mondo fa» vince due scudetti consecutivi. È il tempo di Schiavio, di  Monzeglio che insegna il tennis ai figli di Mussolini, dell'uruguagio Sansone che sposa la cassiera  del bar Centrale, di Fedullo, di Fiorini detto il Conte Spazzola che muore nel '44 sotto una raffica dei partigiani, e ancora di Ceresoli, di Biavati che esegue il doppio passo e poi crossa al bacio per Puricelli detto Testina d' oro. Al Littoriale, Weisz chiede un'equipe fissa di giardinieri per il prato, un laboratorio medico-dietetico. Nella finale del Trofeo dell' Esposizione, a Parigi, il Bologna batte 4-1 i maestri del Chelsea.
Ma il cerchio intanto si stringe intorno a una famiglia felice. Il figlio non può iscriversi a scuola. Il 
padre non può allenare. Il Bologna lo licenzia a fine ottobre del '38, dopo un 2-0 alla Lazio. Al suo  posto l'austriaco Felsner. La famiglia Weisz lascia Bologna in treno, direzione Parigi. La speranza è di trovare un lavoro. Tre mesi trascorsi in albergo indeboliscono le finanze e non danno risultati. Si  punta sull'Olanda, Dordrecht. Città piccola, squadra semidilettantistica, ma con Weisz in panchina batterà più d'una volta il grande Feyenoord. Ma anche in Olanda, paese con un tasso altissimo di  collaborazionismo, si stringe il cerchio.



MATTEO MARANI
Dallo scudetto ad Auschwitz
Vita e morte di Arpad Weisz, allenatore ebreo

Aliberti, 2007
pp. 208

(Fonte : storiedicalcio.altevista.org)

domenica 25 gennaio 2015

SORRIDONO .

Ho guardato il tempo fatto e ho corso a 5'10" , mai avrei pensato a una cosa del genere dopo un sabato di altri 10 km fatti a 7'13" di media e finisce qui la cronaca della Mugello Gp Run .
Avete letto bene , non ho altro da aggiungere perché quello che è accaduto dopo si posiziona su un piano diverso e rappresenta il premio della giornata .
Appena ho varcato la finish line ho alzato gli occhi e gli indici al cielo , ma quando ho di nuovo abbassato lo sguardo mi sono trovato di fronte a un regalo .
Ho notato che a pochi metri da me c'erano delle persone in carrozzina , non ci ho pensato neppure un nano secondo mi sono diretto verso di loro completamente in lacrime , dolcemente le ho baciate,abbracciate e accarezzate , loro hanno ricambiato con un sorriso .
Ho vinto anche oggi , il premio me la hanno consegnato con lo sguardo , nessuna parola , nessuna celebrazione .
Ho tremato e ho smesso di piangere solo quando mi hanno indicato dove fosse il ristoro post gara .
Altro che selfies e pose improbabili , le emozioni vere non vanno fotografate , vanno vissute e tenute strette nel cuore , vanno conservate gelosamente come un arricchimento personale . 

sabato 24 gennaio 2015

VADO A CORRERE A SCARPERIA .

Amo il Mugello da quando ho iniziato il lavoro di rappresentante , mi affascina così tanto la montagna e il verde che ho rinunciato talune volte alla zona del mare, l'idea di allontanarmi da quei paesaggi mi appariva come un tradimento .
Domani insieme ad alcuni amici correrò 10 km sul circuito di Scarperia , sede annuale del mondiale di motociclismo nonché luogo dove la Ferrari svolge abitualmente i test per le F1 .
Saranno 2 giri emozionanti , lo start sarà dato dai semafori , un'ora di gara scarsa per testare i muscoli in attesa delle prossime gare.
Inoltre ci saranno gli amici con cui mi aggrego per correre , ad essere onesto loro sono molto più preparati di me , sicuramente otterranno un tempo migliore del mio , il cronometro è l'ultimo dei miei pensieri .
Passerò una giornata in un luogo che ho visitato solo per lavoro e per una volta mi cimenterò in qualcosa di diverso .
Ripenso a quante volte mi hanno invitato alle sagre mugellane per gustare i celebri tortelli , ripenso a quante volte ho attraversato il ponte sul lago di Bilancino per lavoro , stavolta non appena vedrò il bivio per Borgo San Lorenzo girerò a sinistra e non a destra dove c'è San Piero a Sieve .
Entrando a Scarperia mi verrà in mente quella strada che conduce sulla Futa dove per la prima volta presso un cliente aprii la borsa che conteneva il catalogo , lo feci sfogliare al cliente e vendetti .
Sono passati 12 anni da quel freddo giorno di gennaio del 2003 ,ho 20 kg in meno addosso , tra qualche mese compirò 40 anni e non ho mai smesso di apprezzare il verde del Mugello .


venerdì 23 gennaio 2015

LISA AMA IL LATTE .

Se la notizia che riporto qui sotto andasse in prima pagina sia sui quotidiani ( oggi era a pagina 24 del corriere della sera) oppure venisse letta dai telegiornali come argomento principale invece delle varie amenità che spesso ci propongono , avrei allora una opinione dei mass media .
Ve la riporto per intero perché fa commuovere .
«Alzo il telino sopra la culla. Lisa gira gli occhi a destra e a sinistra quasi a cercare qualcuno. Quando mi vede si ferma e comincia a succhiare con la bocca come per chiedere il latte. Chiamo un’infermiera e cominciamo a darle il biberon... Succhia, ha fame... È determinata, non molla, come non abbiamo mollato noi». 
Lisa è una bambina nata due volte. La prima volta, alla fine di agosto del 2013, a causa d’un parto complicato, aveva una gravissima insufficienza renale. Così grave che pareva irrimediabilmente perduta. Il destino di 90 su cento dei piccoli nati con quei problemi. Come potevano salvarla se non esistevano macchinari per la dialisi dove tutto fosse in miniatura e le multinazionali non erano interessate a metterci soldi per costruirli? La seconda volta, Lisa è nata negli ultimi giorni dell’estate. Quando finalmente chiese il latte. Dopo tre settimane di speranze, angosce, spaventi, notti insonni dei genitori, dei medici, degli infermieri. 
La prima neonata al mondo
Da grande potrà raccontarla come un’avventura di cui non ricorderà nulla. Tranne quello che le spiegheranno i genitori. E cioè che è stata la prima neonata al mondo salvata da una macchina costruita apposta per lei e i bambini venuti dopo di lei (il 18 per cento dei «prematuri») all’ospedale «San Bortolo» di Vicenza da un medico che, dopo aver lavorato in America e fatto esperienza in mezzo mondo, è riuscito a metter su una squadra che tiene insieme scienziati di varie discipline. 
Si chiama Claudio Ronco, ha diretto il laboratorio del Beth Israel Medical Center di New York, ha pubblicato i suoi lavori sulle più prestigiose riviste scientifiche del pianeta, è finito nel 2014 al primo posto nella classifica dei più importanti scienziati del rene stilata dalla John Hopkins University , insegna in vari atenei italiani, americani e cinesi ed è appena uscito con un libro (Colla editore), in cui racconta la sua «Storia di una bambina, di un medico e di una macchina». 

«Carpediem, un miracolo della tecnologia»
Si intitola, il libro, col nome proprio di quella macchina, «Carpediem». In linguaggio scientifico: Cardio-Renal Pediatric Dialysis Emergency Machine . In latino, come ricordano i lettori di Orazio, «ruba un giorno» al futuro. E con quello spirito partì la battaglia intorno alla culla di Lisa: l’obiettivo era di rubare un giorno e poi un altro e un altro ancora alla cattiva sorte che pareva non lasciare scampo. 
Scrive nella prefazione Umberto Veronesi: «Carpediem è un miracolo della tecnologia e della fusione di più discipline scientifiche allo scopo di realizzare il rene artificiale perfetto per i bambini neonati. Qualcosa che non c’era, qualcosa di cui vi era necessità, qualcosa che, per fare eco ai colleghi americani, cambierà il modo di fare medicina nei pazienti neonati con problemi renali». 
Il tutto grazie a un metodo: «Claudio ha realizzato quello che per anni è stato anche il mio sogno di medico», spiega il grande oncologo che nel 2000 fu anche ministro della Sanità, «e cioè mettere assieme in un’unica struttura l’assistenza, la didattica e la ricerca. L’assistenza dei pazienti con una buona dose di umanità affiancata alla forte vocazione tecnologica della disciplina nefrologica». 

Il mix di nazionalità e discipline
Per capirci: il reparto vicentino, spiega il suo creatore, consiste oggi in «due piani dedicati all’assistenza di pazienti con malattie renali, terapie extracorporee e trapianti renali, ed un piano in cui sono collocati laboratori di ricerca di biologia molecolare, fisica e ingegneria applicata, farmacologia, modellistica, economia sanitaria, sociologia e medicina renale». Di più: «L’istituto è economicamente autonomo e vive di progetti finanziati ad hoc». Lingua ufficiale: l’inglese. Miscuglio di nazionalità: «I ricercatori sono per il 50% stranieri e hanno una età media di 25 anni». Alla faccia della gerontocrazia imperante... 
Dove Ronco abbia appreso i primi rudimenti tecnologici lo spiega: riparando antenne, da ragazzo, col suo amico Flavio. Uno dei tanti lavoretti dettati da una curiosità vulcanica che lo spinse a fare «il gelataio, il falegname, l’imbianchino, il riparatore di radio a galena, il meccanico di biciclette, il cacciatore di frodo (non era proprio un lavoro ma aveva i suoi segreti), il bottonaio (avevo comperato un aggeggio per fare bottoni per signore con il tessuto dei loro vestiti), il recuperante di reperti bellici, il raccoglitore di muschio per presepi». 
Un miscuglio di interessi che gli sarebbe tornato utile per capire quanto le divisioni in compartimenti stagni di una volta tra medici e ingegneri e sistemisti e programmatori «non abbiano alcun senso». Come la notte in cui, per salvare Lisa, decise di mettere in parallelo due Carpediem, inventando al momento come farli funzionare insieme: «Ci mettiamo a modificare il circuito in piena notte. Forbici sterili, connettori, tubi e filtri: sembriamo idraulici e, date le minime dimensioni, anche orologiai... ». Mica facile, con le «cannule più sottili di un capello». 

Il libro sulla bambina nata due volte 
Fatto sta che, dopo aver fatto il giocatore di hockey, il chitarrista di un complesso rock, il costruttore di bob e un mucchio di altre cose, Ronco dimostra ora di sapere anche scrivere. E tiene insieme, con ritmo, tre racconti paralleli: la sua storia personale (prima notte da medico condotto, emozionatissimo, nel paese di Cornedo: un parto prematuro e un’appendicite acuta!), la storia della macchina e la storia di Lisa. Sempre con parole virtuosamente «facili». Un’arte imparata, giura, in America: «Non si trattava più di comunicare un concetto o una prognosi in “medichese”, ma di trasferirlo al paziente in “malatese”, ovvero in un linguaggio a lui comprensibile. Finalmente mi era chiaro il valore del comunicare e farsi capire... ». 
«Carpediem», spiega Ronco, non è stato brevettato: «Una scelta precisa. Non l’abbiamo costruita per fare soldi, quella macchina. C’è solo un impegno preso insieme con le aziende Medica e Bellco di Mirandola, nell’area modenese sconvolta dal terremoto, che lo producono. Ogni dieci macchinari venduti, uno viene donato a un ospedale pubblico». 
La bambina nata due volte, oggi, sta bene. Comincia a parlare. La mamma, quando le parla dell’uomo col camice bianco, lo chiama «zio Claudio». 
( fonte corriere.it) 

Lo ammetto : amo le storie con un lieto fine .

giovedì 22 gennaio 2015

DEVIL INSIDE .

Negli anni 90 tra i vari artisti che popolavano le mie cassette c'era sempre un posto per gli INXS e la mia simpatia per il loro frontman non conosceva limiti .
Di Michael Hutchence sapevo praticamente tutto poiché in molti suoi atteggiamenti anticonformisti mi ricordava Jim Morrison .
Era un artista maledetto ma tremendamente bravissimo , ho impresso nella mente il momento in cui adocchiai per la prima volta il video di "ORIGINAL SIN" .
Quel l'attacco iniziale mi spaventò , era la dichiarazione di un successo che non avrebbe tardato ad arrivare , infatti con l'album KICK del 1987 Mike fu proiettato nel futuro .
Era il 1997 quando seppi della sua scomparsa un po' me l'aspettavo poiché si era fatto mancare niente nella sua vita .
Nel 2004 mi trovo a leggere alcune dichiarazioni del fratello di Mike in merito a come fosse avvenuto  quel tragico evento e lo scorso febbraio un rapporto della polizia che all'epoca indagò sul suicidio del leader degli INXS ci spiega le varie concause di quel gesto .
Mike attraversava un momento molto complesso dovuto anche ai postumi di una caduta dalla quale non si era mai ripreso , come in una sua celebre canzone qualcosa di perfido si era impossessato della sua mente e lo aveva condotto a ciò .
Da tempo si parla di un film sulla sua vita , ma io preferisco ricordarlo per la sua musica , oggi avrebbe compiuto 55 anni .
Auguri Mike ovunque tu sia , non ho la più pallida idea se riuscirò a trasmettere ai miei figli quanto apprezzassi il tuo modo di cantare .
Non ho piacevoli ricordi del 1987 , ma quell'album ha fatto la storia almeno nel mio archivio personale .

martedì 20 gennaio 2015

SCENDONO ANCHE LORO .

Anche loro si flettono e avviene in un momento non casuale .
Leggete bene le ultime righe di questa notizia ( fonte tgcom24.it):

L'economia cinese è cresciuta del 7,4% nel 2014, il tasso più basso degli ultimi 24 anni. I dati diffusi dall'Ufficio centrale per le statistiche di Pechino indicano una crescita economica leggermente inferiore al 7,5%, che era considerato quello "auspicabile" dal governo. Per trovare un tasso così basso bisogna risalire al 1990, quando il Paese era sotto un regime di sanzioni causato dalla strage di piazza Tiananmen dell'89.
Dopo il 'decennio d'oro' iniziato nel 2002 con tassi di crescita annuale sempre superiori al 10%, la Cina ha rallentato a partire dal 2012, quando si è fermata al 7,7%, un tasso mantenuto l'anno seguente.

Il rallentamento era atteso ed è stato provocato dalla crisi del modello basato su bassi salari, investimenti pubblici e industrie altamente inquinanti, oltreché sul protratto boom dell' edilizia. Quest'ultimo settore ha fatto registrare nel 2014 una decisa frenata, che si è ripercossa sulle industrie del cemento, del vetro e dell'acciaio che sono affette da un eccesso di produzione cronico.

Il presidente della Cina si è pure aumentato lo stipendio , i nostri politici conoscono bene questa pratica e apprezzeranno questo "gesto" .

lunedì 19 gennaio 2015

MENO DI UN NUMERO .

8,5 milioni di Euro è la cifra che percepirà annualmente  Sebastian Giovinco per la squadra canadese dei Toronto Fc militante nel MLS .
Il giocatore in forza alla Juve fino a giugno ha rilasciato alcune dichiarazioni alla stampa in merito alla sua nuova avventura canadese .
Ovviamente si è detto entusiasta e desideroso di partire .
Le solite ovvietà , aria fritta in piena regola .
Al di la del valore del giocatore il gioco del calcio naviga sempre più a vista e questo non mi sorprende dato che la legge Bosman ha fatto sballare tutti i fattori quasi 20 anni fa .
Mi auguro che un giorno i giocatori  non arrivino mai ad avere la partita iva , in tal caso potremmo mettere una lapide sulle metastasi del calcio italiano .
C'è tutta una letteratura in merito e molto frequentemente viene considerata non credibile .
Non ho mai rinnegato di essere un fedele lettore dei libri di Carlo Petrini e di altri scrittori sulla sua stessa falsariga .
Fondi di investimento , procuratori , borsa , marketing aggressivo , di pallone che rotola non se ne parla , conta il denaro e come viene fatto girare .
Il tifoso ? È considerato un numero e poco più .
Anzi anche meno .

domenica 18 gennaio 2015

LA FRECCIA SPAGNOLA .

Se i viola hanno sbancato il Bentegodi oggi lo devono ad una giocata sull' asse Joaquin - Babacar , con quest'ultimo autore di una frustata di testa perfetta insaccatasi alla sinistra di Bizzarri .
Ma c'è dell'altro : le parate in sequenza di Tatarusanu su Pellissier , la scaltrezza di Tomovic e sopratutto il gran momento di forma di Joaquin .
Lo spagnolo fa paura quando parte in velocità , in fase difesiva non è il massimo però si impegna allo spasimo .
Su Gomez credo che non ci siano altre parole da spendere : anche oggi è stato abulico seppur abbia creato qualcosa generosamente
Il tedesco è involuto, partecipa poco alla manovra e Montella a poco più di 30 minuti dalla fine della gara lo ha sostituto proprio con quel Babacar che ha segnato il gol da 3 punti .
Mati e Borja hanno spesso preso per mano la squadra e si sono mossi decentemente per farla salire .
Ma sono stati i lati a essere decisivi, il Chievo soffriva la velocità a quelle latitudini e se si possiedono  i giocatori giusti la manovra subisce una accelerazione .
Sulle fasce giocano i calciatori tecnici e rapidi , coloro che cambiano passo repentinamente , ebbene in viola è presente un giocatore in possesso di questi crismi .
Si chiama Joaquin ha 33 anni , nei primi 5 metri è esplosivo , ha i colpi della vecchia ala e serve assist sontuosi .
La Roma salirà al Franchi tra 7 giorni e rispetto alla gara di andata dovrà porre attenzione al giocatore col numero 17 , chi lo dovrà marcare potrebbe andare in debito di ossigeno .
Quando il toreador punta l'uomo traccia una linea precisa e se decide di andare via son dolori .

sabato 17 gennaio 2015

HA PRESO LE DISTANZE MA È RESPONSABILE .

Nella vicenda di Carolina Kostner c'è del grottesco sia da parte della imputata poi condannata a 16 mesi di squalifica per omessa denuncia sia da parte del tribunale nazionale antidoping .
La pattinatrice ha mentito per amore ma la pena che dovrà scontare è alquanto eccessiva .
Solo con la sentenza emessa dal tribunale di Losanna la vicenda vedrà una chiusura definitiva , ma resto dell'idea che le soluzioni del nostro sistema giudiziario dovranno essere riviste prima o poi .
I fatti sono noti , la Kostner non viene squalificata per doping ma per un altro tipo di reato .
Una carriera di 15 anni rovinata sul finire , un danno di immagine altissimo e un futuro molto nebbioso .
Colpa di incontri errati , in fondo si tratta di una ragazza di neppure 28 anni che ora è obbligata a dare una svolta alla sua vita ricca di successi in campo sportivo e che vorrebbe dimenticare il 2012 , ha compiuto una leggerezza grave , è responsabile per le azioni che ha compiuto .
Probabilmente una multa più salata avrebbe avuto un impatto diverso , quelle 1000 euro e la squalifica hanno il sapore di un compromesso con la giustizia .
Ha preso le distanze dall'ex fidanzato e già questo le permetterà di riflettere sui suoi obiettivi futuri .

venerdì 16 gennaio 2015

IL PUMA NON SI FERMA.

Volando dallo Sri Lanka alle Filippine, Francesco ieri ha pronunciato uno dei suoi detti veraci destinato alla massima risonanza: se offendi la fede altrui, ha detto in sostanza, è normale che ti arrivi un pugno. Stava rispondendo a una domanda sulla libertà di stampa e la libertà religiosa e ha detto con il suo stile diretto: «Andiamo a Parigi, parliamo chiaro». Ha difeso il diritto alla libertà d’espressione ma ha aggiunto che esso non contempla il diritto all’offesa e ha illustrato quella massima - già formulata dalla Santa Sede sotto Benedetto XVI in riferimento alle vignette danesi del 2005 - con il suo linguaggio pittoresco: «È vero che non si può reagire violentemente, ma se il dottor Gasbarri (è l’organizzatore dei viaggi papali e gli stava accanto, ndr.), che è un amico, dice una parolaccia contro la mia mamma, lo aspetta un pugno! Ma è normale! Non si può provocare. Non si può insultare la fede degli altri. Non si può prendere in giro la fede».
Prima di buttarsi a polemizzare su questo detto bergogliano conviene richiamare due antefatti: la posizione vaticana consolidata sulle vignette contro Maometto, che Francesco ha richiamato quasi alla lettera; la libertà di linguaggio del Papa argentino, anzi il gusto creativo per quella libertà, che spesso determina la fortuna delle sue omelie o delle sue interviste.
La posizione vaticana sulle vignette danesi fu così affermata dal portavoce vaticano Joaquín Navarro-Valls il 4 febbraio 2006, cioè nei giorni in cui la loro pubblicazione - che risaliva al settembre precedente - stava provocando violente reazioni nei paesi musulmani: «Il diritto alla libertà di pensiero e di espressione, sancito dalla Dichiarazione dei diritti dell’uomo, non può implicare il diritto di offendere il sentimento religioso dei credenti. Tale principio vale ovviamente in riferimento a qualsiasi religione (...) talune forme di critica esasperata o di derisione degli altri denotano una mancanza di sensibilità umana e possono costituire in alcuni casi un’inammissibile provocazione. Va però subito detto che le offese arrecate da una singola persona o da un organo di stampa non possono essere imputate alle istituzioni pubbliche del relativo Paese (...) Azioni violente di protesta sono, pertanto, parimenti deplorabili».
È proprio questo e tutto questo che ieri ha detto Francesco. Nella fedeltà a quanto già affermato sotto il predecessore è da vedere una riprova della tenuta del Papa argentino sulle questioni più dibattute: viene accusato di non nominare la matrice islamista degli attentati, o di mostrarsi in generale troppo rispettoso nei confronti della fede musulmana, ma non si tiene conto che in questo egli segue i predecessori.
Altrettanto istruttivo, per intendere il motto del «pugno» a chi gli offenda la mamma, è il richiamo alla passione bergogliana per le trovate linguistiche. Sempre nella parlata di ieri ha usato un neologismo, «giocattolizzare» (prendersi gioco), come ne butta là in continuità, che attiene proprio all’irrisione delle fedi: «Tanta gente che sparla di altre religioni o delle religioni, che prende in giro, diciamo giocattolizza la religione degli altri, questi provocano. E può accadere quello che accadrebbe al dottor Gasbarri se dicesse qualcosa contro la mia mamma! C’è un limite. Ogni religione ha dignità, ogni religione che rispetta la vita e la persona umana, e io non posso prenderla in giro. Questo è un limite. Ho preso questo esempio per dire che nella libertà di espressione ci sono limiti. Come quello della mia mamma».
Dunque il Papa argentino non giustifica in nessun modo gli attentati - «È vero che non si può reagire violentemente» - ma non giustifica neanche le vignette che irridono a un’intera religione. La sua linea è quella del «limite» nell’uso della libertà di espressione.
Lo scorso Giovedì Santo, parlando degli «olii santi» che quel giorno vengono benedetti, disse che essi non mirano a produrre prelati «untuosi, sontuosi e presuntuosi»: e aveva davanti i cardinali e l’intera Curia. Sempre alla Curia il 22 dicembre ha lanciato il monito dell’Alzheimer spirituale e altra volta aveva bollato come «cristiani pipistrelli» i fedeli che vedono sempre nero.
Dunque il Bergoglio che si lascia sedurre dalle invenzioni linguistiche e dal motto tranciante già lo conoscevamo. Ora siamo arrivati al «pugno» indirizzato a chi provoca, ma è certo che il Papa amico dei preti di strada non si fermerà qui.
Fonte : corriere.it 

giovedì 15 gennaio 2015

COME UN PUMA SULLE MONTAGNE ROCCIOSE.

Ogni volta che compie un viaggio Papa Francesco tiene la conferenza stampa a bordo dell'aereo  , le sue parole sono come al solito ben misurate .
Dopo gli attentati di Parigi traspare una fermezza di idee nel pensiero del Santo Padre che fa quasi paura , quest'uomo dimostra ancora una volta di interpretare il momento storico attuale con una logica senza pari .
È dolce e determinato allo stesso tempo , ha la saggezza di colui che ha vissuto indigenza e conosce perfettamente ogni movimento da svolgere .
Si muove come un Puma sulle montagne , controlla i passi e non sbaglia un appoggio .
Al momento giusto poi piazza il colpo che non attenderesti e allora rimani come incantato .
La sua diplomazia è preziosa ed è una lezione che dovremo digerire bene perché in futuro ci farà comodo .
Ecco il reseconto della conferenza stampa avvenuta sul volo per Manila .

"La libertà di religione" è essenziale e "non si uccide in nome di Dio". Lo ha detto il Papa in volo verso Manila. "La libertà di espressione - ha sottolineato il Pontefice - è un diritto, ma anche un dovere". Bergoglio ha parlato anche di terrorismo: il "miglior modo per rispondere" alle minacce di attentati è "essere miti, umili e non aggressivi".
"La libertà d'espressione ha dei limiti" - Papa Francesco ha però ribadito che "se il mio amico Gasbarri dice una parolaccia sulla mia mamma, si aspetti un pugno". Libertà d'espressione dì dunque, ma ci sono dei limiti: "La fede non sia ridicolizzata. Non si 'giocattolizza' la religione degli altri".

"Non si può insultare la fede degli altri" - "Ognuno ha non solo la libertà o il diritto ma anche l'obbligo di dire quello che pensa se ritiene che aiuti il bene comune, un deputato, un senatore, se non dice qual è la buona strada non fa bene. Avere questa libertà, ma senza offendere, perché è vero che non si può reagire violentemente ma se il dottor Gasbarri, mio amico caro, dice una parolaccia contro la mia mamma, si aspetti un pugno. Perché non si può provocare, insultare, ridicolizzare, la fede degli altri", ha aggiunto.

"Temo per l'incolumità dei fedeli" - "Essere miti, umili non aggressivi è il miglior modo per rispondere alle minacce di attentati", ha proseguito. Il Papa è "preoccupato per l'incolumità dei fedeli", mentre per sé ha paura ma anche "una sana incoscienza" e teme il dolore fisico.


martedì 13 gennaio 2015

LI VOGLIONO CURARE .

Il primo ministro di Goa ha rimproverato il suo ministro allo Sport, dopo l'imbarazzante uscita sulla comunità Lgbt. Secondo Ramesh Tawadkar infatti il governo aveva avviato "l'apertura di centri dove saranno amministrate terapie per portare gli omosessuali alla normalità". Dopo le immediate proteste degli attivisti, il premier Lakshmikant Parsekar ha affermato: "Non esiste nessuna politica per curare i gay, esserlo è un dono".
Le parole del ministro allo Sport - Conversando con i giornalisti in occasione del lancio del piano dello Stato di Goa per la gioventù, il ministro, appartenente al Bjp del premier indiano Narendra Modi, ha insistito che "riporteremo i membri della comunità Lgbt alla normalità. Creeremo per loro appositi centri, come quelli per gli alcolisti anonimi. Li addestreremo e daremo loro farmaci".

Ammettendo poi che il cosiddetto gruppo Lgbt "necessita attenzione", Tawadkar ha aggiunto che "faremo un approfondito studio su di esso in modo da poter meglio affrontare i suoi problemi".

Erano state immediate le reazioni - Immediate le reazioni degli attivisti per i diritti umani. Per Ritu Parna, "queste affermazioni sono ridicole e costituiscono un passo indietro rispetto all'evoluzione del pensiero moderno". Più caustica la risposta di un altro attivista, Anand Grover, secondo cui il ministro "farebbe bene a farsi fare un controllo per verificare la sua normalità".

(Fonte :tgcom24.it)

Giorni fa parlai della situazione indiana sottolineandone alcuni aspetti pochi chiari nella gestione dei diritti umani .
Oggi mi sono imbattuto in questa notizia , non sono affatto sorpreso poiché dove esistono ancora le cd CASTE , dove spesso la donna è considerata ancora alla mercé dell'uomo e dove le fustigazioni corporali vengono ancora praticate , non si può parlare di tutela della personalità e delle inclinazioni dell'essere .