domenica 29 marzo 2020

COME EL REY


Per un appassionato di pallone fin dalla tenera età di 6 anni nei primi anni 80 le notizie le leggevi sui giornali , sulle riviste oppure quando le tv confezionavano servizi specifici . Sulla carta stampata mi imbattei nella storia di Carlos Caszely , El Rey del metro cuadrado, una leggenda del calcio cileno . All’epoca dei fatti si era istaurata nel paese andino la dittatura di Pinochet il quale nel 1974 volle salutare la nazionale prima della partenza verso i mondiali di calcio in Germania . I giocatori strinsero la mano al dittatore , quando giunse il momento de EL REY caló il gelo , Carlos rifiutó tenendo le braccia incrociate dietro la schiena . Quel gesto gli sarebbe costato carissimo nel prosieguo della carriera , sua madre venne catturata dal regime e torturata per un lungo periodo .
L’episodio mi rimase impresso e lo conservai gelosamente .
Quando terminai gli studi laureandomi nel 2002 , il giorno della discussione della tesi venni messo a conoscenza da chi fosse composta la commissione , tra i nomi risultó una persona che anni prima dopo un esame mi apostrofó dicendo che mai avrei potuto fregiarmi del titolo . Sul mio quadernetto mentale segnai il suo nome .
Dopo la proclamazione andai a salutare la commissione , quando ebbi davanti quella persona che mi tendeva la mano mi girai dall’altra parte e rifiutai il saluto . Gli altri membri si accorsero dell’accaduto , ci fu un minimo di imbarazzo che si dissolse con la mia uscita dall’aula . In quegli istanti mi ricordai del Rey Caszely e di sua madre Olga. Nel 1988 volevano vedere libero il proprio paese , ci riuscirono nell’anno successivo quando Pinochet venne destituito .

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