martedì 31 marzo 2015

QUOTE SCOMPARSE .

Solo una stalla su cinque in Italia è sopravvissuta l regime delle quote latte: dai 180mila allevamenti censiti nel 1984, oggi si è passati ad appena 36mila. Dopo oltre 30 anni, però, dal primo aprile l’Europa ha deciso di tornare al libero mercato e questo apre una nuova sfida ai produttori rimasti. Lo denuncia la Coldiretti che proprio martedì chiama in piazza a Roma gli allevatori. Al Foro di Traiano anche la pronipote della mucca «Onestina», simbolo della battaglia per il Made in Italy degli allevatori onesti scampati.
I problemi per gli allevatori sono quelli dell’accesso al credito e il crollo del prezzo del latte crudo crollato in un anno del 12%. Non solo: gli allevatori italiani devono difendersi anche dalla concorrenza straniera se si pensa che importiamo dall’estero ogni giorno 24milioni di litri latte equivalente (cisterne, semilavorati, cagliate e polveri) per un totale di 8,6 miliardi di chili già arrivati che finiscono in latticini e formaggi all’insaputa dei consumatori. «La concorrenza già c’era, non la scopriamo con la fine di questo sistema. Noi però in questa fase dobbiamo attrezzarci meglio e il lavoro di riorganizzazione del settore lattiero-caseario, in particolare per quanto riguarda la difesa del reddito degli allevatori, è un punto decisivo» dice il ministro delle Politiche agricole e forestali, Maurizio Martina, intervenuto alla protesta di Coldiretti.
A preoccupare gli allevatori, poi, ci sono anche le famigerate multe per le quote latte: quelle del 2014 , ultimo anno di attuazione del regime protetto, sarebbero almeno 40milioni.« L’Italia ha pagato in questi anni a Bruxelles 4,5 miliardi di euro. È stata una partita gestita dalla vecchia politica in maniera scandalosa - aggiunge Martina - Le multe pagate dall’Italia a Bruxelles per le quote latte sono costate più di 70 euro a cittadino italiano. Credo quindi che una parola di verità su questa vicenda sarebbe necessaria con l’avvio di una commissione di inchiesta parlamentare sulla gestione politica che c’è stata negli ultimi anni»
All’inizio del regime delle quote latte nel 1984 in Italia - sottolinea la Coldiretti - erano presenti 180mila stalle, con il latte che veniva pagato in media agli allevatori 0,245 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano 0,40 euro al litro (780 lire). Trent’anni, il prezzo del latte fresco moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale, con un ricarico del 317% con il latte che viene pagato agli allevatori in media 0,36 centesimi al litro mentre al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di 1,5 euro al litro. Il prezzo pagato agli allevatori è aumentato di poco più di 10 centesimi mentre il costo per i consumatori è cresciuto di 1,1 euro al litro.
In Italia esiste uno squilibrio contrattuale tra le parti lungo la filiera che determina un abuso, da parte dei trasformatori, della loro posizione economica sul mercato, dalla quale gli allevatori dipendono» ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare che «questa situazione rischia di aggravarsi con la fine del regime delle quote latte. Per questo la Coldiretti e il Codacons - conclude Moncalvo - hanno chiesto con un esposto di fare luce sugli abusi di dipendenza economica a danno dei produttori di latte fresco al Garante della concorrenza e del mercato».

(Fonte corriere.it)

lunedì 30 marzo 2015

TRA CENTRIFUGHE E SUSSURRI .

A distanza di 15 giorni dall'ultima maratona che ho percorso non ho perso le vecchie abitudini : 40 km di cui 31 nel weekend .
Andiamo con ordine però : sabato mattina la sveglia suona alle 5 , preparo una colazione a base di gallette , bresaola e thè con limone , poi il solito rito nello scegliere cosa indossare per i 18 km .
Alle 6:30 mi trovo già nel luogo che chiamo simpaticamente "la centrifuga " e si comincia a girare per 9 volte un percorso di 2 km , onde evitare cali ho il gel e da bere .
In quel silenzio mi concentro sul rumore dei miei passi per superare la monotonia , lentamente però il quartiere inizia a svegliarsi , vedo persone  alle fermate degli autobus , qualcuno accende l'auto per recarsi a lavoro , qualcuno invece sta portando il cane a passeggio .
Talvolta mi arrabbio con me stesso per le poche ore di sonno che mi concedo , ma è tale il desiderio di fendere l'aria che mi sembra di gettare via del tempo come facevo in passato , quasi un modo per archiviare la mia vecchia indole .
Non posso però abusare dei miei tendini , dopo i 18 del sabato il giorno dopo sarebbe opportuno riposare oppure corricchiare in scioltezza .
La domenica opto per un percorso più breve , ma nel tragitto incontro due persone che conosco e mi aggrego .
Non percepisco la fatica , i due ogni tanto mi dicono qualcosa sulle maratone conoscendo bene la mia passione , do loro qualche consiglio sulla base della mia breve esperienza e li faccio sorridere .
Tra un silenzio e una risata li accompagno a casa , poi riparto , non appena guardo il gps mi accorgo di aver corso 11 km senza accorgermene e per arrivare a casa ne devo fare altri 2 circa .
A quel punto mi rendo conto di aver superato la soglia , sono andato in over , ma è una sensazione di pace senza uguali .
Da bradipo non avrei mai potuto trovare le energie , ma quella fase è passata .
Poi ci sarebbe un episodio accaduto sabato , è  troppo personale per scriverlo qua, però mi sono emozionato per un sorriso e per delle parole che mi sono state sussurrate .
Forse sono un po' meno dark e la luce del mattino è stata utile .

venerdì 27 marzo 2015

2 VITE CHE SI VEDRANNO

"Ha portato avanti parte della gravidanza in circolazione extracorporea perché affetta dall'influenza H1N1, e qualche giorno fa ha partorito all'Umberto I di Roma. Si tratta del primo caso in Italia, e del secondo al mondo, di gravidanza che fa ricorso a questa tecnica. Il macchinario sostituisce le funzioni del cuore e dei polmoni della paziente aspirando il sangue prima che arrivi al cuore, depurandolo e quindi reimmettendolo in circolo.
"Questo caso, primo in Italia e secondo nel mondo, rientrerà nella letteratura medica mondiale", ha commentato il direttore generale del Policlinico Umberto I, Domenico Alessio. "Oggi festeggiamo la Signora Rosa, suo marito Guido e la piccola Ludovica. Grazie alla grande professionalità dei Medici del Policlinico, Rosa e Ludovica vivono! E' un miracolo".

"Rosa Prioli - racconta in un post su Facebook il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti - era già avanti con la gravidanza quando ha scoperto di essere affetta da una forma molto rara di influenza. Dopo l'allarme e la preoccupazione il lieto fine: qualche giorno fa è nata Ludovica, che è sana e sta bene, come sua mamma".

"Tutto ciò - prosegue Zingaretti - è stato possibile perché al Policlinico Umberto I hanno applicato una tecnica avanzata e all'avanguardia, si chiama 'circolazione extracorporea'. Rosa è stata sedata per 20 giorni e il funzionamento dei suoi polmoni è stato sostituito da una macchina. E' il terzo caso di questo tipo nel mondo, il primo in Italia".

"Una bella storia - conclude il presidente della Regione Lazio - che ci fa piacere condividere. Grazie e complimenti ai medici, agli infermieri e a tutti i professionisti che si sono prodigati con successo su questo caso: anche questa è la sanità del Lazio che cambia".

La donna: "Mi sento miracolata" - "Per 20 giorni sono stata sedata e non ho vissuto nulla, quando mi sono risvegliata non avevo ben capito cosa mi fosse successo. Ora mi sento una miracolata", ha raccontato la donna. "Ringrazio tutti i medici, sono stati magnifici sia dal punto di vista professionale sia umano. Ci hanno creduto sempre. Per fortuna è andato tutto bene io sono in via di guarigione definitiva e anche mia figlia per Pasqua dovrebbe tornare a casa", ha aggiunto". 
(Fonte: tgcom24.it)

giovedì 26 marzo 2015

FIGLI DI BOSMAN

La celebre sentenza Bosman ha cambiato le regole del trasferimento dei calciatori e ha creato non pochi problemi , ma quanto riportato nel seguente articolo è qualcosa di molto più peggiore perché creerà degli strascichi rilevanti .
"il calcio rischia una nuova svolta epocale. In Germania, una sentenza del giudice del lavoro Ruth Lippa ha dato ragione all'ex portiere del MainzHeinz Müller, che pretendeva dalla società tedesca il rinnovo a tempo indeterminato dopo i due anni alle dipendenze biancorosse, come ogni altro lavoratore. Per il giudice i calciatori sono uguali agli altri lavoratori e quindi la scadenza del contratto non è valida.
Se il mondo del calcio non trema, poco ci manca. Secondo il giudice Lippa, i calciatori vanno considerati come gli altri lavoratori e hanno quindi diritto, dopo due anni di lavoro, a un contratto a tempo indeterminato. La scadenza del contratto tra Muller e il Mainz dunque non può ritenersi valida.
Ovviamente sorpreso il proprietario del Mainz, nonché vicepresidente della DFB, Harald Strutz: "E' una sentenza unica nel suo genere dopo anni di processi con verdetto opposto. Faremo ricorso - ha assicurato - e se ci dovessero dare torto il calcio subirebbe una svolta epocale. Le società dovrebbero pagare gli stipendi a decine e decine di giocatori fino alla pensione". Dello stesso parere l'avvocato del Mainz, Schickhardt: "Effettivamente questa sentenza metterebbe in ginocchio molti club, ma il calcio non è paragonabile agli altri lavori. Il giudice non ne ha tenuto conto". "
(Fonte tgcom24.it)
La confusione regna sovrana e ovviamente la FIFA non prende posizione in merito , in fondo è molto più importante il mondiale del 2022 nel Golfo Persico , dove girano tanti soldi . 

mercoledì 25 marzo 2015

ATEA E MINACCIATA

"Ultima notizia dalla mia parte del mondo. Esistono arabi che, apparentemente, sarebbero più pericolosi dei criminali dello Stato Islamico. Più pervertiti. Più temuti. Più «mortali». Indovinate chi sono?
Beh, gli atei!
La storia va cosi: dopo essere stata invitata dalla ministra della Cultura del Bahrein a dare una lettura di poesia il 6 aprile prossimo nella capitale Manama, alcuni gruppi islamisti hanno lanciato una campagna denigratoria contro la mia visita, sotto il titolo «Nel Bahrain non sono benvenuti gli atei». Cosi forte è stato l’impatto della detta campagna — con uno Sceicco (Jalal al-Sharki) che mi ha persino minacciata di morte, nella sua khutba(sermone del venerdì, ndr)  se io andassi — che il primo ministro, Khalifa bin Salman Al Khalifa, ha rilasciato un ordine impedendomi l’entrata nel Paese, nonostante le proteste di tanti cittadini bahreiniti illuminati.
Vi chiederete probabilmente: cosa c’entra una lettura di poesia con le scelte personali di un’intellettuale, che per di più — permettetemi di precisarlo — non è interessata a «predicare» l’ateismo, ma che semplicemente esercita, esprimendo le sue vere convinzioni, uno dei suoi diritti umani fondamentali, così come lo fanno i credenti?! Me lo chiedo anch’io.
Mi faccio pure altre domande, tipo: «Ma tutti quei bravi devoti, sono cosi poco fiduciosi nella solidità della loro fede, al punto di temere un confronto con una persona che vede le cose diversamente?». La risposta è, purtroppo, un «sì» irrevocabile. Perché in società dove la regola numero uno di sopravvivenza, per la maggioranza (non generalizziamo), è il mantenimento dell’ignoranza, l’ipocrisia e l’auto-inganno, è normale essere terrorizzati dalle voci diverse, dissenzienti, fuori dal gregge, e provare a silenziarle o pretendere assurdamente che non esistano.
Ovviamente, oltre ad essere pubblicamente atea e laica, sono anche «accusata» di tante altre cose: sono donna («Come osa, quella femminuccia, contraddirci?»); lotto per l’uguaglianza tra uomini e donne («Allerta al diavolo!»); difendo la libertà sessuale nel mondo arabo («Scandalo! Noi le nostre donne le vogliamo vergini e “pure”. Il sesso è solo per il nostro piacere, e i loro corpi ci appartengono»); infine, combatto malattie che sono ormai modi di vita qui, come la discriminazione, l’oppressione, l’omofobia… Insomma, si capisce perché sono una persona non grata per gli estremisti.
Comunque, devo dire che questo incidente mi ha rattristata e consolata allo stesso tempo. Mi ha rattristata, perché ha fornito una nuova prova sullo stato degenerato che prevale ora nel mondo arabo, e sulle vere conseguenze di una primavera abortita: un utero malato, contaminato di oscurantismo religioso, può solo partorire un nato morto. Mi ha, dall’altra parte, consolata, perché ha fornito una nuova prova sul potere della parola e delle idee in un periodo dove ascoltiamo solo il rumore di teste decapitate che cadono a terra. È stato inoltre un’occasione straordinaria per scoprire tante altre voci arabe discordanti, che mi hanno contattata e sostenuta. Un altro mondo è possibile per noi. Basta crederci e lavorarci.
In conclusione, caro Islam, il tuo vero nemico non è l’ateo, ma tutti quelli che stanno uccidendo e commettendo orrori nel tuo nome. Il tuo vero nemico non è l’uguaglianza tra uomini e donne, ma ogni musulmano che sposa una bambina, o gli impone il niqab, o l’infibulazione. Il tuo vero nemico non è la libertà, ma l’oppressione dei diritti umani. Il tuo vero nemico non sta fuori di te: corre nel tuo stesso sangue. Caro Islam, il tuo assassino ha tanti nomi: si chiama Stato Islamico. Al Qaeda. Boko Haram. Talebani… Occorre che ti salvi prima di loro. Poi, se vuoi, parleremo di ateismo".
(Fonte : corriere.it)
Il confronto è ovviamente bandito in quella parte di mondo e sappiamo bene cosa accada a Manama , però gli affari sono affari e quindi continuiamo a intrattenere rapporti con quei personaggi , dimentichiamo i diritti civili e guardiamo solo ai numeri . 


lunedì 23 marzo 2015

MOLTO PIÙ DI UNA MARATONA .

Prendi un sabato mattina , ti annoi e porti l'auto a lavare con tua figlia che ti accompagna volentieri .
Mentre attendo che le spazzole terminino il loro lavoro , inizio a parlare con la bimba di come si trova in palestra , lei mi risponde con un gran sorriso dicendo che si diverte molto .
In quel preciso istante mi sovviene in mente una cosa che è da un po' volevo porre in essere : voglio correre con lei .
Ma non abbiamo molto spazio e tempo a disposizione perché l'ora di pranzo è vicina .
Scorgo che siamo solo e allora le dico : " Facciamo una corsa fino a quegli alberi in fondo al piazzale ?" Più o meno saranno 20 metri , lei mi risponde in maniera affermativa .
Nel frattempo l'auto è stata lavata e ci spostiamo un po' in avanti .
Prima di correre le dico 2 cosette sulla posizione da tenere così come mi hanno insegnato , lei sorride e assume la mia stesa posizione , partiamo e giungiamo insieme nel punto prestabilito .
Ma le sorprese non finiscono , infatti la bambina mi dice :"Babbo riproviamo a correre tornando verso l'auto ?"
Io rispondo affermativamente ,rifacciamo quei 20 metri cambiando direzione , la corsa è lenta , gradevole e giungiamo dove avevamo concordato .
A quel punto lì lei non paga vorrebbe rifare quel breve tratto , ho capito che il gioco le è piaciuto, ho provato un tale senso di felicità che non saprei descrivere .
Mi sono rivisto bambino quando apprendevo i primi rudimenti di come si corre , ho ripercorso mentalmente 32 anni da quel settembre 1983 quando vinsi la prima medaglia in una campestre arrivando quarto , .
Stavolta ho vinto qualcosa di molto più importante : ho ascoltato il respiro di mia figlia mentre corre insieme a me .
Non le chiederò mai niente di particolare , non la forzerò mai a svolgere sport agonistico, ma vedendola a gomiti bassi e sorridente durante quella corsa che abbiamo fatto insieme vale molto più di una maratona .


sabato 21 marzo 2015

UN PASSO DIVERSO

"Rischiava di morire con il bambino che aveva in grembo. A salvare la vita di una mamma 30enne, affetta da una grave cardiopatia congenita, e del suo bimbo sono stati i medici della Città della Salute di Torino che, per la prima volta in Italia, hanno eseguito un parto cesareo in una sala operatoria di cardiochirurgia. Si trattava di un intervento ad alto rischio, eseguito con la paziente in circolazione extracorporea.
Sono stati le gravi condizioni cliniche della mamma e la tipologia della cardiopatia a imporre il parto nella sezione di cardiochirurgia. La donna era giunta alla trentunesima settimana di gestazione. Il bimbo, sottoposto a rianimazione e assistenza respiratoria, si trova ora nel reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell'ospedale Sant'Anna di Torino: le sue condizioni generali sono in progressivo miglioramento.

La mamma, sveglia e cosciente, verrà seguita per il delicato periodo post-parto dai cardiorianimatori delle Molinette e dagli ostetrici del Sant'Anna". 
(Fonte : tgcom24.it)

Se ascoltassimo poi spesso queste storie invece di stordirci con chiacchiere senza un senso allora cambiaremmo passo .
Ma quella il narcisismo avanza . 
Da un po' di tempo preferisco tacere e lasciar parlare i fatti . 
Non so come andrà a finire ma non mi piace l'immobilismo. 

giovedì 19 marzo 2015

CANCELLATO CARNEVALE .

In 20 minuti ho cancellato dalla mente un giorno del 1993 quando per la prima volta piansi per il calcio . Quel maledetto pomeriggio vidi la Fiorentina scendere in Serie B e sapevo benissimo a cosa era dovuto , ma allo stesso tempo riguardando le immagini di un'altra partita in cui era impegnata una diretta concorrente  per la salvezza mi resi conto chi ci avesse dato la spinta finale .
In un Roma - Udinese conclusasi 1-1 un giocatore giallorosso non appoggiò in rete un pallone decisivo e un difensore friulano liberò .
Da quel momento ogni volta che affrontavamo la Roma all'Olimpico speravo in un risultato a nostro favore . Solo nel 2012 con un gol di Lazzari sfatammo il tabù , ma non era sufficiente . Serviva qualcosa di più eclatante .
Grazie a Gomez e alla sua doppietta in coppa Italia avevo  cancellato in parte la retrocessione , stasera al gol di Basanta è scomparso il restante .
Obiettivamente la Roma è stata poco reattiva , alcuni giocatori non sono stati all'altezza della situazione e il nostro centrocampo ha fatto il suo dovere .
Borja Valero ha sempre avuto in mano il pallino del gioco , Badelj solito frangiflutti e sempre più a suo agio come cucitore , Mati ha messo in atto le sue doti tecniche e ha conquistato il grimaldello per aprire la partita .
Ma è stata la difesa la vera protagonista con 3 gol , sottolineo volentieri l'ennesima prova positiva di Basanta , è nota la mia simpatia nei suoi confronti e non perdo occasione per decantare la sua grinta .
Sono molto felice anche per Alonso che ha sfruttato un errore marchiano del portiere giallorosso e ha depositato in rete il 2-0 , lo spagnolo è prende  sempre più confidenza con il ruolo e si dimostra affidabile .
Questo gruppo è solido , ha reagito magnificamente alla sconfitta per 4-0 patita 10 giorni fa in campionato.
Andrea Della Valle ha rilasciato dichiarazioni importanti in radio, è un altro sintomo di fermezza .



martedì 17 marzo 2015

MOBILE FUTURO .

"Microsoft manda Internet Explorer in pensione. Il nuovo browser, che arriverà con la prossima versione del sistema operativo Windows, si chiama in codice "Project Spartan". Lanciato negli anni 1990, Internet Explorer è divenuto uno dei simboli di Microsoft, che lo ha introdotto come concorrente di Netscape, offrendolo gratuitamente con il suo sistema operativo.
In soli tre anni Microsoft era riuscita nel suo obiettivo, con Internet Explorer che rappresentava il 95% dell'uso di browser.

Con Spartan - riporta il Financial Times -, Microsoft spera di colmare le debolezze di Explorer e dar vita a un browser che di adatti meglio alla vita digitale vissuta su vari dispositivi. Nonostante sia stato una volta usato da quasi un miliardo di persone, Explorer non sembra essere più adatto alla nuova generazione. "Nella guerra del futuro, che è il mobile, stanno perdendo. Nessuno scarica Internet Explorer sui propri dispositivi mobili", affermano alcuni analisti. Microsoft non è infatti stata in grado di rendere Internet Explorer parte integrante della vita quotidiana: "Non piace, viene usato - mettono in evidenza gli analisti - solo perché è preimpostato sui computer e perché il suo uso è imposto dalle aziende.

Prima Firefox e poi Chrome hanno sottratto quote a Internet Explorer, la cui percentuale di uso è calata al 20% del totale, con Chrome al 50%. Il nome Internet Explorer vivrà comunque ancora per un po', con una nuova versione che sarà inclusa nel prossimo lancio di Windows insieme a Spartan per facilitare la vita alle aziende che sviluppano software per lavorare con il browser".
(Fonte tgcom24.it).

Il futuro è nel mobile ma da Cupertino presto arriveranno altre notizie. 

lunedì 16 marzo 2015

TELEFONO CASA .

Metto il pilota automatico, faccio 2 ristori e mi godo questo bellissimo parco di Ferrara .
Questo è stato il pensiero che mi è balenato in mente al km.33 della maratona di domenica , ero in pieno controllo mentre soffiava una tramontana molto fastidiosa che poi per fortuna non ha portato pioggia nella parte finale del percorso .
C'era un solo problema : la batteria del gps era terminata , funzionava solo l'orologio digitale perciò mi dovevo inventare qualcosa per calcolare i minuti al chilometro .
L'idea che mi balena per la mente sono i cartelli dei vari traguardi , i ristori , gli spugnagggi e poi ovviamente imagery .
Avevo un tale voglia di pizza margherita che percepivo il suo odore nelle narici , mi sono appigliato a questo pensiero senza pensarci più volte .
Al km.39 poi la pazzia pura dettata proprio dalla libertà mentale di quei momenti : telefono a casa a mia moglie .
Compongo il numero dopo aver estratto il cellulare dalla taschina sul braccio , lei mi risponde e mi chiede come è andata , ovviamente pensa che abbia terminato , invece io replico che sono ancora in corsa e che appena tornerò a casa ordinerò una pizza per tutti .
Lei si mette a ridere e mi chiede come sto , io rispondo che non sono mai stato meglio , concludo poi la telefonata dicendole che tra 20 minuti al massimo ho un appuntamento con una medaglia che porterò a casa .
In quei 3195 metri restanti mi sono goduto la mia solitudine , i miei amici con cui ero giunto a Ferrara erano ormai prossimi al traguardo e mi avrebbero atteso con la medaglia di finisher al collo .
Mi sentivo così lucido che neppure percepivo la stanchezza .
Quando ho visto l'ultima curva non ho esultato , mi sono tolto gli occhiali ,la bandana , ho riposto nella tasca il dan air nasale e ho guardato il cielo sopra la mia testa . Era l'ora di tornare a casa , avrei ordinato la pizza e avrei guardato i gol delle partite pomeridiane .

sabato 14 marzo 2015

ORA PROGETTO DIVERSAMENTE

"Ha la tessera Sconto universitari?" " No , purtroppo ho terminato gli studi 13 anni fa e ho quarant'anni " , ecco servito il dialogo dell'ora di pranzo con il gestore del self Service dove mi sono recato a pranzare oggi , guardandomi intorno c'erano così tanti ragazzi che per pochi istanti mi sono immedesimato nei loro progetti .
Apparentemente avevano tutti circa vent'anni o poco più , sedevano ai tavoli con gli appunti raccolti alle lezioni , qualcuno li ascoltavo chiaramente parlare in merito agli esami delle prossime sessioni , una scena piacevole che mi ha riportato a metà anni 90 .
Ho ripensato alle mie aspirazioni mentre mi dirigevo verso il tavolo per consumare il pasto , devo dire che con il passare degli anni ho cambiato i miei obiettivi mettendo da parte le idee che avevo in quel periodo bellissimo .
Una parte però delle mie aspirazioni l'ho realizzata : lavoro in proprio e questo mi da inietta quel senso di libertà che provavo all'epoca .
Però molti dettagli sono cambiati : adesso sono un po' più magro e ho molti capelli in meno , il dopo pranzo lo utilizzo per leggere qualcosa in attesa della apertura dei magazzini dove mi reco a vendere i miei articoli , il sabato è il giorno che dedico alla spesa invece 20 anni fa attendevo la sera per uscire con gli amici .
Ho alcuni rimpianti di quel periodo ma preferisco non pensarci , il lavoro che mi sono creato mi ha regalato una dimensione nuova , mi ha cresciuto , mi ha rafforzato .
Non percepisco più quella sensazione di inferiorità che invece mi attanagliava , ora so dove mi sto dirigendo e non voglio lasciare questa strada .
Come gli universitari ho dei progetti e vivo in funzione di essi .
Ho quella fame di costruire che pure una maratona non mi sembra più insormontabile .
La corsa mi ha aperto altri orizzonti e a me piace scoprirli nel mio lavoro.

venerdì 13 marzo 2015

UN TOVAGLIOLO

" Nella stanza 201 della Domus Sanctae Martae la sveglia suona puntuale ogni mattina alle 4.45, le luci si accendono alle finestre del secondo piano che si affacciano a Nord sulle piazzetta e la facciata meridionale della Basilica di San Pietro. Non ci sono aiutanti di camera né procedure di vestizione, Bergoglio fa da sé e non si cura di quanto è sempre accaduto, con variazioni inessenziali, nei secoli precedenti. Giusto due anni fa cominciava il Conclave che l’indomani, alle 18.50 del 13 marzo, avrebbe eletto l’arcivescovo di Buenos Aires. Il cardinale occupava la stanza 207, il Papa si limitò a spostarsi nella 201 e cambiò tutto. Ne sa qualcosa la guardia che pochi giorni dopo vegliava in corridoio sul sonno pontificio.
Marzo 2013, prima dell’alba. Si apre la porta ed esce il Papa che vede accanto alla soglia un giovane svizzero, irrigidito sull’attenti, lo sguardo fisso davanti a sé. «Sei stato in piedi tutta la notte, figlio?». Il ragazzo deglutisce e mormora che in effetti non proprio tutta, ha dato il cambio a un collega. Francesco annuisce, rientra in camera e ne esce con una sedia. Si narra anche di un panino con la marmellata. La guardia svizzera cerca di obiettare che il regolamento vieta di sedersi (per tacere della colazione servita dal Pontefice, chi lo sente il comandante), ma il Papa lo rassicura - anche perché in Vaticano, in fin dei conti, comanda lui - e il ragazzo si siede. 
Ecco, i «muri» hanno cominciato a crollare anche così. A partire dalla scelta di non vivere nell’«imbuto rovesciato» dell’Appartamento apostolico ma in albergo, «non posso vivere da solo», riservando a sé quella cinquantina scarsa di metri quadri: anticamera, studio con tavolino e due librerie a parete, stanzetta da letto monastica, arredi ridotti all’essenziale di legno scuro, luci al neon. Non è stato facile, ma in un paio d’anni chi vive e lavora in Vaticano e soprattutto nel «Convitto» - il Papa gesuita chiama l’albergo così, come in una comunità di religiosi - ha finito col farci l’abitudine. «Mah, io cerco di essere libero, ci sono appuntamenti di ufficio, di lavoro... Veramente mi piacerebbe poter uscire, però non si può... Ma poi la vita, per me, è la più normale che posso fare», ha spiegato ai giornalisti che gli chiedevano se non si sentisse prigioniero, lui che a Buenos Aires girava in metrò. «No, no. All’inizio sì, ma adesso sono caduti alcuni muri, non so, tipo “il Papa non può!”. Un esempio, per farvi ridere: vado a prendere l’ascensore e subito viene uno, perché il Papa non poteva scendere in ascensore da solo! E perché? Ma tu vai al tuo posto, che io scendo da solo!». Nel senso che non vuole accompagnatori: se invece le porte si aprono e c’è già qualcuno, altri ospiti o dipendenti che all’inizio tentavano imbarazzati di uscire («ma no, ci stringiamo e ci stiamo tutti»), Francesco non si fa problemi, conversa, chiede delle famiglie, «la normalità della vita». 
Una vita fitta di impegni e incontri, quella del Papa. Ma la seconda delle «malattie» che a Natale elencava alla Curia è quella della «eccessiva operosità» che «fa trascurare la parte migliore: sedersi sotto i piedi di Gesù». Prima di scendere per la messa delle sette - ogni mattina dal lunedì al venerdì, tranne il mercoledì dell’udienza generale - il Papa gesuita, formato alla meditazione ignaziana, resta per due ore da solo in camera. Ufficio mattutino, preghiera dei Salmi, Letture del giorno e preparazione dell’omelia. Qualche minuto prima delle sette è già nella cappella in fondo all’atrio. Dai dipendenti vaticani ai fedeli delle parrocchie romane, ogni giorno la messa si riempie di poche decine di fedeli. Il Papa saluta e parla con tutti, si sofferma ancora a pregare, quindi va a fare colazione nel «refettorio» comune. Siede a un tavolo laterale a sinistra dell’ingresso con i due segretari e gli aiutanti, il suo tovagliolo in una bustina come gli altri ospiti, salvo la scritta «P. Francesco», perché all’inizio glielo cambiavano tre volte al giorno e a lui - come ha raccontato Aldo Maria Valli nel libro Con Francesco a Santa Marta - non sembrava il caso: «Ma che spreco! Perché bisogna cambiare un tovagliolo pulito?». 

Poi gli impegni cominciano. Nello studio del Papa arrivano i «cifrati» dalle nunziature del mondo, la rassegna stampa, una selezione delle migliaia di lettere che gli arrivano dai fedeli, documenti vari. Le udienze di tabella e gli incontri avvengono di norma al Palazzo apostolico - salvo eccezioni, come quando accolse a Santa Marta Shimon Peres e Abu Mazen - così Francesco si sposta quasi ogni mattina nella residenza ufficiale: nella bella stagione si concede una passeggiata, sorvegliata con discrezione dai gendarmi vaticani, ma di solito usa la Ford Focus blu targata SCV 00919 che era assegnata ai servizi generali prima che Bergoglio («ecco, quella per me va bene») la vedesse per caso parcheggiata. Avanti e indietro dal Palazzo apostolico a Santa Marta, da una a tre volte al giorno secondo i casi, c’è anche la macchina della Gendarmeria che porta al Papa la borsa di documenti inviata dalla Segreteria di Stato. 
Verso le 13 Francesco torna nel refettorio, dove pranzano anche gli altri ospiti - funzionari della Segreteria di Stato e vescovi, sacerdoti e religiosi - e il personale. Capita che vada a salutare in cucina. Qui si misura la portata della scelta di Bergoglio, capace di spezzare quel clima da «corte» rinascimentale nel quale il «potere» in Vaticano era misurato dall’essere o meno ammessi all’Appartamento del Papa. Dopo pranzo Francesco risale in camera per una mezz’ora di riposo, poi si ricava un altro spazio di preghiera prima di ricominciare a lavorare nello studio di Santa Marta per tutto il pomeriggio. Incontri, lettere, telefonate. Chi gli è vicino racconta di ritmi serrati, le uniche pause dedicate al Rosario. La cena è alle 20 ma «la sera, tra le sette e le otto, sto davanti al Santissimo per un’ora di adorazione», spiegava a padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica . «La preghiera per me è sempre una preghiera “memoriosa”... Per me è la memoria di cui Sant’Ignazio parla nella prima settimana degli Esercizi nell’incontro misericordioso con Cristo Crocifisso. E mi chiedo: “Che cosa ho fatto per Cristo? Che cosa faccio per Cristo? Che cosa devo fare per Cristo?”». 
Dal refettorio, finito di cenare, Francesco torna in camera presto, intorno alle 21. Il letto sormontato da un Crocifisso, un armadio, un mobile con sopra una statuetta di legno policroma che si è portata da Buenos Aires e raffigura San Giuseppe dormiente. «Il riposo di Giuseppe gli ha rivelato la volontà di Dio», raccontava in gennaio alle famiglie di Manila. «Sul mio tavolo ho un’immagine di San Giuseppe che dorme. E mentre dorme si prende cura della Chiesa. Quando ho un problema, una difficoltà, io scrivo un foglietto e lo metto sotto San Giuseppe, perché lo sogni»."
(Fonte : corriere .it)


mercoledì 11 marzo 2015

23000 PROVVISORI

"Il Giappone si è fermato a ricordo della triplice catastrofe abbattutasi l'11 marzo del 2011 sul nordest del Paese, con il sisma/tsunami costato la vita a circa 18.500 persone, tra morti e dispersi, e la crisi nucleare ancora irrisolta di Fukushima. Alla cerimonia del governo al Teatro Nazionale di Tokyo è stato osservato un minuto di silenzio alle 14.46 (le 6.46 in Italia), ora esatta della scossa di magnitudo 9 durata oltre 120 secondi.
Alla cerimonia ufficiale hanno preso parte alcune migliaia di persone, tra cui l'imperatore Akihito e la consorte Michiko, il premier Shinzo Abe e i rappresentanti delle prefetture di Fukushima, Miyagi e Iwate, le più colpite.

"Sono passati quattro anni e tutti insieme vogliamo esprimere il nostro cordoglio per le vittime e i loro familiari. Le immagini trasmesse dalla tv erano terribili", ha detto l'imperatore nel suo intervento. "Circa 20mila persone sono morte e mi preoccupo per la gente che vive ancora nelle case provvisorie, soprattutto per gli anziani e quelle persone di Fukushima costrette a vivere in un altro posto a causa del disastro. Vista l'importanza e la necessità di organizzare e fare le esercitazioni contro sisma e tsunami, il 14 marzo ci sarà (a Sendai e organizzata dall'Onu) una riunione internazionale sul tema della prevenzione e dei provvedimenti contro calamità naturali. Il mio auspicio - ha concluso Akihito - è che tutto vada per il verso giusto".

Un evento "disastroso che ha causato enormi danni, senza precedenti", ha osservato Abe nel suo breve discorso in cui ha ricordato le vite spazzate via dalla furia dello tsunami. "Pensando ai sentimenti delle famiglie delle vittime provo profondo dolore. Il lavoro di ricostruzione è arrivato a una fase avanzata, ma restano ancora 230.000 persone in alloggi provvisori a causa della centrale nucleare di Fukushima e di altri motivi. Puntiamo - ha promesso il premier - ad accelerare i lavori di ricostruzione e a realizzare un Paese più sicuro e resistente ." "

( fonte: tgcom24.it).

Questi sono uomini che hanno la forza e la volontà di ripartire , amano la loro terra , fanno quanto è in loro possesso per renderla migliore .
Noi invece spesso siamo struzzi . 

martedì 10 marzo 2015

W IL PROSCIUTTO

"Dicono che il fatturato McDonald’s sia in forte crisi, schiacciato dalla dittatura del biologico, dalla tirannia del vegano, dall’esclusivismo del vegetariano. Dicono che sotto una delle insegne più famose del mondo siano preoccupati, perché tutto quello che sembrava all’avanguardia della modernità con il simbolo McDonald’s si è trasformato in una cosa vecchia, superata dai tempi, un po’ come il fumo delle sigarette, che un tempo faceva figo e adesso è appannaggio dei “portoricani” e degli strati di retroguardia della società. Però che nostalgia. Un tempo, quando si entrava in uno dei tanti punti di quella catena, ti sembrava di aver fatto ingresso nel tempio del non convenzionale, del non tradizionale. Ti sentivi cittadino del mondo, un pizzico di cosmopolitismo al ketchup, un grano di universalismo con il cetriolino che immancabilmente guarniva l’hamburger.
Sono entrato per la prima volta in un McDonald’s a New York, e lì dentro era come trovare i grattacieli, il ponte, Times Square. Una cosa lontanissima dall’Italia e dagli spaghetti e dalla pizza. Era il primo posto gastronomicamente globale visto nel mondo. La pizza, negli Stati Uniti, non c’era perché non arrivava la mozzarella: nemmeno a Little Italy la potevi trovare. I tedeschi mangiavano gli spaghetti, scotti e sconditi, come contorno. In Italia non esistevano ancora i ristoranti etnici. Bisognava andare a Londra o a Parigi per conoscerli. Da noi, al massimo qualche cinese (che comunque era molto diverso dai cinesi di Chinatown a New York). Mangiare quelle polpette chiamate hamburger dentro quel pane, confezionato in quel modo, ordinato in quella maniera ti faceva sentire un secolo avanti. Un tempo si diceva addirittura che mai due Paesi in cui comparisse il simbolo McDonald’s sarebbero entrati in guerra tra loro: purtroppo non è più così. 
Quando si decise di aprire a Piazza di Spagna a Roma il primo ristorante McDonald’s d’Italia, i tradizionalisti romani, di destra e di sinistra, fautori del nazional-popolare, odiatori dell’Amerika, trattarono gli invasori come se fossero gli antenati degli hooligans olandesi che hanno devastato la città e la Barcaccia del Bernini. Fecero pure un esorcismo a base di maccheroni per scacciare la spazzatura globalizzata che si stava impossessando della Città eterna. Tanto che quelli di McDonald’s dovettero ricorrere alla bravura degli architetti perché dessero un tocco di classe e di italianità a locali che nel resto del mondo erano rigorosamente standardizzati. 
Poi cominciarono i primi scricchiolii. Sempre meno sicura di sé la polpetta globale venne affiancata da variegate insalate che dessero un tocco “verde”, naturale, quasi dietetico. McDonald’s cominciò ad essere accusata come la causa principale dell’obesità di massa. Un film mise al corrente il mondo di quanto fosse ingrassato un tizio che aveva mangiato per un mese intero da McDonald’s mattina e sera. Come se uno che mangiasse per un mese intero salsiccia e spaghetti alla carbonara restasse smilzo e snello, solo perché non globalizzato. Oggi siamo quasi alla disfatta. McDonald’s è economico e veloce, ha differenziato il suo menu, ha strizzato l’occhio alla moda contagiosa del biologico, ma resta pur sempre qualcosa vissuto come un senso di colpa. Ci si va con i bambini, che ancora si divertono con i pupazzetti regalati dalla ditta globalizzata. Ma gli adulti, che prima varcavano la soglia del McDonald’s per sentirsi più spigliati, oggi quasi se ne vergognano. Con quella polpetta che non è chilometro zero, che imbarazzo. Si sentono come l’ultimo dei portoricani: con la sigaretta puzzolente tra le labbra".
( fonte:  corriere.it)

Lo ammetto : un bel panino con il prosciutto o la mortadella è da sempre il mio preferito .
Non è per nazionalismo ma per il sapore del salume in questione e del pane che scrocchia , gustato a metà mattina è emozionante , peccato che non ha mai tempo per uno spuntino dopo la prima colazione .
Mi sono sempre piaciuti i negozi di generi alimentari dove di confezionano ottimi panini farciti . 

lunedì 9 marzo 2015

PATRIMONIO PERDUTO .

"Un sottile filo rosso collega le distruzioni talebane dei Budda di Bamiyan nel 2001 alle ultime devastazioni dei siti archeologici in Siria e Iraq da parte di Isis. E’ la lettura estremista dell’Islam da parte di una piccola minoranza di jihadisti, forti del loro fanatismo e del collasso dello Stato nei luoghi ove questi riescono a prosperare. Ultimamente lo abbiamo osservato crescere con manifestazioni simili contro i bassorilievi buddisti nella valle dello Swat pakistano; tra le statue ellenistiche decapitate nel museo di Kabul a copia quasi esatta di quelle distrutte nel museo di Mosul pochi giorni fa; negli antichi papiri di Timbuktu bruciati dai qaedisti africani, proprio come i falò dei libri non islamici nel piazzale della biblioteca di Mosul

I vandalismi più sistematici, pianificati sotto la spinta di una precisa ideologia, sono stati però sui siti archeologici dell’antica «Mezzaluna Fertile»: Ninive, Hatra, Nimrud. Isis ha voluto lo scempio, divulgandolo poi a tutto il mondo grazie alla facilità con cui accede e manipola i social network. «Il fenomeno non è nuovo nella storia. La tentazione della violenza iconoclasta è ricorrente. E in genere caratterizza i periodi bui: i roghi nazisti dei libri, i vandalismi della Rivoluzione Culturale cinese. Ma non solo. Nei monoteismi questa tentazione è particolarmente forte: penso alla furia bizantina contro le icone nel Settimo secolo. Nell’Islam è immanente, continua a fasi alterne sin da Maometto. Nel cristianesimo latino ci volle Sant’Agostino per inculcare l’accettazione e il rispetto delle vestigia pagane», sostiene Franco D’Agostino, archeologo, docente all’Università di Roma, impegnato negli scavi nella zona di Ur, presso Nassiriya. Con una differenza però: «L’accanimento di Isis è unico. Denuncia la debolezza dei suoi fautori, avvertono il passato come una minaccia, vogliono cancellarlo». 
Ai vandalismi ideologici si aggiungono quelli dovuti al collasso dell’autorità pubblica e al fiorire del mercato nero dei reperti. Così fu per il saccheggio del museo di Bagdad nel 2003, sotto il naso delle truppe Usa. Avvenne con la «primavera araba» in Egitto, dove i tombaroli si gettarono senza limiti sulle tombe faraoniche lasciate incustodite. Continua in Siria, tra le «città dei morti», i siti bizantini a sud di Aleppo. Qui la furia dei combattimenti ha devastato l’antica moschea Omayyade e la cittadella medioevale. Più a sud è stato bombardato Krak dei Cavalieri, uno dei castelli meglio preservati dell’epoca crociata. Archeologi di tutto il mondo stanno monitorando con i satelliti la Siria. All’Onu hanno segnalato 290 siti: 24 distrutti, 189 danneggiati gravi e 77 da verificare. Che ne è stato di Ebla e le sue tavolette cuneiformi? Nessuno può fornire risposte. Come del resto cresce l’inquietudine per i siti greco-romani in Libia: Cirene, Sabratha, Leptis Magna, Gadames. Già sappiamo che i commercianti di reperti vi operano indisturbati. Ma ora la diffusione di Isis accresce i timori. "
Fonte : corriere.it

domenica 8 marzo 2015

LI PROTEGGE SEMPRE .

"Quando la gente si sente accompagnata e ben voluta non cade nella rete dei cattivi, dei mafiosi che sfruttano la gente povera per farle fare il lavoro sporco. Poi se la polizia li trova, trova la povera gente e non i mafiosi che pagano la loro sicurezza, voi lo sapete". Lo ha detto Papa Francesco durante la visita alla parrocchia romana di Santa Maria Madre del Redentore, nel quartiere periferico di Tor Bella Monaca.
"La gente di Tor Bella Monaca - ha detto - è buona ma ha soltanto un difetto, lo stesso che avevano Gesù, Maria e Giuseppe: essere poveri, la povertà", ma "la differenza è che Giuseppe e Gesù avevano un lavoro mentre tanta gente non ha nemmeno da dar da mangiare ai figli e voi lo sapete".

In questa situazione di "ingiustizia", ha aggiunto, sta "il dramma" della gente "buona ma messa a dura prova dalla disoccupazione e così costretta a fare cose brutte perché la società non offre un'altra via".

( fonte:tgcom24.it).

Riesce sempre a dare sollievo con le sue parole il Santo Padre e la banalità non lo contraddistingue mai. 
Ama stare con la gente comune e non lo nasconde , resta un esempio .

NESSUNA SPIRITUALITÀ DI ETICHETTA.

Prima ha messo le mani sul caso Moro , infatti Papà Francesco ha ordinato che il nunzio apostolico di Londra venga interrogato dalla commissione parlamentare di inchiesta a San Macuto.
Una svolta senza precedenti , poiché il Santo Padre ha fatto leva sulle regole della immunità diplomatica di cui godono i nunzi .
All'epoca Don Antonio  Mennini era un giovane prete della diocesi di Roma e svolgeva il ruolo di vice parroco presso la chiesa di Santa Chiara , cioè a pochi isolati dalla abitazione di Aldo Moro , che lo avrebbe avuto vicino durante la prigionia nel covo delle BR .
In seguito il Mennini fu destinato a una carriera diplomatica all'estero divenendo Nunzio apostolico a Londra e fregiandosi del titolo di Monsignore .
Poi il Papa ha sorpreso piacevolmente durante l'incontro di fronte a centomila persone che affollavano piazza San Pietro per celebrare i 60 anni della Nascita di CL e i 10 della scomparsa del fondatore Don Giussani.
Ha di nuovo tracciato la strada senza tanti giri di parole , a modo suo e senza alcun timore , ha idee chiarissime . Ve ne regalo uno stralcio :
“Quando siamo schiavi dell’autoreferenzialità finiamo per coltivare una ‘spiritualità di etichetta’: ‘Io sono CL’; e cadiamo nelle mille trappole che ci offre il compiacimento autoreferenziale, quel guardarci allo specchio che ci porta a disorientarci e a trasformarci in meri impresari di una ONG”. Bergoglio ha spiegato che “il carisma non si conserva in una bottiglia di acqua distillata. Fedeltà al carisma non vuol dire ‘pietrificarlo’, è il diavolo che ‘pietrifica’, non vuol dire scriverlo su una pergamena e metterlo in un quadro. Il riferimento all’eredità che vi ha lasciato don Giussani – ha aggiunto il Papa – non può ridursi a un museo di ricordi, di decisioni prese, di norme di condotta. Comporta invece fedeltà alla tradizione e fedeltà alla tradizione, diceva Mahler, ‘significa tenere vivo il fuoco, non adorare le ceneri’. Don Giussani non vi perdonerebbe mai che perdeste la libertà e vi trasformaste in guide da museo o adoratori di ceneri. Tenete vivo il fuoco della memoria di quel primo incontro e siate liberi”. 

venerdì 6 marzo 2015

FIORISCONO LE VIOLE .

"Ma chi sei ? " con questa espressione ho commentato dentro di me il primo gol di Salah durante Juventus - Fiorentina .
È stata una azione fulminea, l'egiziano dopo aver percorso metà campo in solitario ad alta velocità , ha calciato in porta di collo sinistro con una lucidità degna solo di coloro che sono predestinati ad avere una carriera luminosa .
È stato un ritorno alla mia infanzia quando mi avvicinai al gioco del pallone , avevo visto compiere un gesto tecnico del genere da parte di Maradona e Baggio , per restare ai nostri giorni il solo Messi era stato in grado di compiere una discesa a quella velocità , ma tutti e tre non avevano terminato l'azione calciando come ha fatto Salah.
In 7 partite giocate tra coppe e Campionato l'egiziano ha segnato 6 gol e questo è un altro segnale .
Se penso poi al modo in cui sia giunto a Firenze mi chiedo come abbia fatto il Chelsea e un allenatore della caratura di Mourinho a spedirlo in prestito e inserendolo nella trattativa che ha visto protagonista Cuadrado .
Ripenso al giorno della conferenza stampa di presentazione quando tra Vincenzo Guerini e un giornalista in sala ci fu una spiacevole discussione ricordando un episodio accaduto quando l'egiziano vestiva la maglia del Basilea e si rifiutò di stringere la mano ai giocatori del Maccabi Tel Aviv prima di una gara di Champions League , ci furono attimi di tensione ma poi tutto tornò alla normalità .
Poi ha parlato il campo : Salah si è presentato facendo gol e incantando il pubblico di Firenze .
Il momento di grande forma che attraversa la squadra allenata da Montella è sintomatico : è accaduto qualcosa che ha cementato ancora di più questo gruppo , la rosa è notevolmente migliorata dopo il mercato di Gennaio , inoltre qualche giocatore arrivato a inizio stagione sta subendo una evoluzione in positivo .
Guardo Badelj e rivedo un mediano di quelli che chiamano il pressing in fase di non possesso palla , è l'emblema di questa fase insieme al l'egiziano dal piede fatato , in difesa è cresciuto molto Basanta il quale si dimostra decisivo negli inserimenti durante i calci piazzati , senza dimenticare l'ottimo rendimento di Joaquin che sa giocare su entrambi i fronti correndo a perdifiato .
Montella ha trovato la giusta amalgama e il modulo di gioco è flessibile con un utilizzo del contropiede degno di un vecchio retaggio .

mercoledì 4 marzo 2015

PORTE DECISIVE .

Prendi un mercoledì dal tempo incerto, gli spostamenti per lavoro e il pranzo da consumare ad un orario quasi indecente , mentre sorseggio il caffè mi vibra il cellulare , penso sia un messaggio , la solita pubblicità che ogni giorno mi fa visita per cercare di accalappiare qualche centesimo .
Invece non è così : mi giunge una notifica da Facebook .
Qualcuno ha scritto sulla mia pagina per ringraziarmi .
Il post ha più o meno questo significato " grazie ai tuoi consigli ho corso 3 km".
Mi sorprendo per qualche secondo perché non avrei mai creduto di essere così perspicace , nel dopo cena dello scorso venerdì avevo iniziato a discutere di maratone con un gruppo di persone e avevo mimato un passo insegnatomi lo scorso dicembre relativamente alla partenza .
Le risate si erano sprecate perché mi ero atteggiato in maniera veramente buffa e poco consona al contesto.
Mentre parlo di corse cerco di coinvolgere la gente affinché provi , ma quella sera mi ero spinto oltre, mi sentivo un po' ridicolo e allo stesso tempo provavo felicità perché mimando quel gesto mi ero immerso nel mio mondo dove la musica ha un ruolo importante .
Musica e corsa si abbinano perfettamente in quel passo , il movimento dei gomiti bassi assomiglia a una danza .
Le spalle non vengono molto sollecitate , il baricentro si sposta leggermente e con quell'assetto puoi correre quanti chilometri vuoi , è vero che così diminuisci la velocità ma questo ti permette di risparmiare energie nel lungo periodo .
Mi domando che cosa abbia provato quella persona mentre percorreva 3 km , forse ho trasmesso quel senso di serenità e di pace che solo la corsa regala .
A 39 anni mi sono scoperto diverso , meno egoista rispetto al passato , vedere la gente che corre con il sorriso è una vittoria .
Le porte che mi hanno sbattuto in faccia in gioventù  si sono rivelate decisive .

martedì 3 marzo 2015

MICHELE AMA GLI STAMPI .

"Dal calcio alla fabbrica, perché "può garantire maggiori sicurezze economiche". E' la scelta di Michele Pini, 28enne originario di Cignano, che ha appunto deciso di abbandonare il Lumezzane, squadra di Lega Pro in cui militava, per non perdere l'occasione di un lavoro fisso. "Avevo anche pensato di finire la stagione - ha detto -, ma rischiavo di perdere il posto e non immaginate neanche che coda c'è oggi per un contratto di lavoro".
Se il sogno di ogni bambino e ragazzo che tira calci ad un pallone, è quello di vestire un giorno una maglia da professionista, la notizia dell'abbandono di Pini conferma che il mondo del calcio visto dall'interno non è sempre rose e fiori. Da lunedì prossimo non si presenterà più alle sedute di allenamento con i compagni, per iniziare la sua nuova avventura in una fabbrica di Manerbio, che si occupa stampi in alluminio per la termoformatura.

"Da fuori la gente crede che un giocatore prenda chissà cosa - racconta -, invece non è così". Con il suo nuovo contratto da operatore meccanico, infatti, Pini guadagnerà esattamente la stessa cifra che portava a casa come calciatore, vale a dire circa 2mila euro al mese. Quel che cambierà, piuttosto, sono le prospettive: tra poco diventerà padre e ha cercato per questo un lavoro che gli potesse dare maggiore garanzie rispetto al contratto da calciatore, in scadenza il prossimo 30 giugno". 
( fonte tgcom24.it) 


domenica 1 marzo 2015

ORECCHIO PER L'IMAGERY .

32 km non sono uno scherzo , la Colle -Siena l'ho controllata passo per passo andando personalmente a vedere il percorso venerdì e contando le salite .
Come al solito però l'inconveniente è sopraggiunto : un dolore quasi insopportabile all'orecchio destro a 4 km dalla fine , una fitta paragonabile a un coltello piantato nel timpano , probabilmente causato dal sudore e dal vento che spirava .
Sono entrato in paranoia , avrei preferito un crampo perché mi sarei potuto curare in qualche modo .
Niente da fare , il dolore si è poi spostato sul collo e ho iniziato a tremare , ho rallentato perdendo contatto con l'amico con cui stavo correndo la gara .
Che cosa posso fare ? Mi ritiro ? Non se ne parla , voglio arrivare al traguardo , ma sto peggiorando .
Mi sovviene una idea : uso l'unica "arma " che mi permette di superare questi momenti critici , vai con l'imagery , ma a cosa posso appigliarmi ?
Sulla mia destra vedo la sede della Siena Biotech , alle finestre sono appesi i camici dei ricercatori che come è noto verranno spediti a casa causa chiusura della azienda .
Si accende la solita luce : costoro hanno più probelmi di me , cosa è il mal di orecchie di fronte a un licenziamento ?
Inizio a riprendere vigore , il dolore si attenua e nel giro di pochi minuti si sbriciola , mi affianco di nuovo presso il mio amico con uno scatto da centometrista .
Sono tornato in completo controllo , le gambe reggono , non ho dolori , vado in trance agonistica , voglio la medaglia , nessun dolore me la toglierà dal collo , a 200 metri dal traguardo mi faccio passare dal mio amico e gli lascio la scena .
Lancio tra le transenne le borracce appese alla cintura , le recupererò con la medaglia al collo , punto le dita al cielo supero la finish line in sobrietà , mi prendo il premio , vedo il mio amico che festeggia con la sua famiglia ,gli lancio uno sguardo di intesa e me ne sto da solo .
Ho fatto una gara tutta di cervello , mi lascio andare in un momento di emozione tutta per me .
Ferrara mi attende , ci andrò con la mia arma segreta , non so come finirà ma sono consapevole di avere a disposizione una freccia importante nel mio arco e quando la userò avrò ben chiaro l'obiettivo.