“Mi dispiace confutarla dottore ma Mario non aveva due famiglie ma ben tre : la prima era composta da sua moglie e dai figli , la seconda era l’archeologia e la terza eravamo noi studenti perché lui adorava insegnare , svolgeva il suo lavoro con passione, era un uomo intelligente , colto , ironico , arguto e mai banale .
La sua poliedricità vive e non si attenuerà mai , l’ha impressa nelle nostre menti , io gli volevo bene come ad un padre”.
A quel punto ho lasciato il microfono in lacrime , sono andato ad abbracciare i suoi familiari , non ho resistito al dolore, non ho più proferito parola , in segno di rispetto ho indossato gli occhiali da sole mentre toglievano il velo alla stele che lo ricordava .
In quel parco Mario aveva costruito la sua vita , sono sicuro che non avrebbe voluto vedermi così commosso , con una battuta delle sue il sorriso sarebbe ricomparso all’istante .
Avrei voluto farti conoscere le mie figlie di persona ma uno stupido scherzo del destino non lo ha permesso , solo la tua famiglia le ha potute vedere ma tu c’eri comunque perché vivrai sempre nel mio cuore di studente ligio ai tuoi insegnamenti .
Ogni volta che incontro gli altri amici di classe il discorso verte su di te , hai tracciato una strada che ha come base l’amore .
Mario perdonami se ti chiamavo poche volte MAESTRO ma eri uno di noi e darti del tu era un modo per sentirti più vicino .
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