sabato 22 agosto 2015

NON SAPEVO CHI FOSSE

Roma conosce un altro amaro capitolo della sua decadenza , i funerali di "Zio Vittorio Casamonica " hanno avuto un risalto persino sugli organi di stampa internazionali e le polemiche sembrano non placarsi .
Non è difficile trovare i colpevoli di questo gesto, ma è ancora più grave quanto è stato dichiarato dal parroco della chiesa dove si sono svolte le esequie in oggetto .
"Non sapevo chi fosse " sono le parole di chi ha scelto di piegare la testa di fronte ai potenti malavitosi , ma allo stesso tempo quella parrocchia è nota per altri episodi molto discutibili .
Non mi sorprendo di fronte a tutto questo poiché l'ostentazione del potere criminale  è un modo per mettere in guardia coloro che non ne fanno parte.
Vi riporto le parole rilasciate in una intervista a " Il Messaggero" dal parroco che ha celebrato le esequie e vi garantisco che tra le righe si nota un certo imbarazzo per spiegare una scelta del genere .


Non ha provato imbarazzo a celebrare il funerale di un boss?
«Assolutamente, no. In realtà, io ho saputo all'ultimo momento cosa stava accadendo. Quasi per caso. Avevo notato alcune incertezze negli occhi dei miei confratelli. Più di uno di loro mi ha detto: “Allora lo celebri tu, eh?” Io non mi sono tirato indietro. Cosa dovevo fare?».

Come giudica questa spettacolarizzazione del rito?
«Io non sono uscito fuori. Mi hanno raccontato quello che è successo: della carrozza, dei cavalli e dell'elicottero. Io mi occupo di quello che succede dentro la chiesa».

Petali di rosa lanciati dall'elicottero, carrozza con cavalli, Rolls Royce, gigantografie e musiche del "Padrino" suonate dalla banda, non le sembra un eccesso?
«Ripeto. Non ne sapevo nulla, non ne ero stato informato. E comunque si è svolto tutto fuori dalla chiesa».

Però i manifesti erano anche sul sagrato della parrocchia.
«Ho chiesto chi li avesse messi e chi era vicino a me mi ha riferito che sono stati proprio i Casamonica. Nel frattempo, stava arrivando il feretro e non si potevano levare. Poi è iniziata la funzione ed è calato il silenzio».

Che clima si respirava in chiesa?
«Sono entrati con quel poco di confusione che capita sempre. Li ho invitati a sedersi e non è più volata una mosca».

Nell'omelia ha fatto qualche riferimento particolare alla vita di “Fratello Vittorio”, come lo ha chiamato lei?
«Ho parlato di speranza e di come ci si debba preparare alla morte. Ma credo siano da evitare le omelie ad personam»Lei conosce i Casamonica?
«Ne ho sentito parlare più volte. Ma personalmente non li ho mai visti né incontrati».

Se avesse saputo che il funerale era di un boss, lo avrebbe celebrato ugualmente?
«Perché no? Rifiutarlo che cosa significava? Il perdono c'è per tutti. La chiesa non discrimina, io l'assoluzione la do a tutti».

Ma a Piergiorgio Welby furono negati.
«All'epoca i confratelli si erano detti disposti a celebrare le esequie di Piergiorgio Welby. Ma dall'alto delle nostre gerarchie si presero la responsabilità, anche perché in quel caso la persona abiurò la religione».

Non ha rimorsi?
«Io ho fatto quello che andava fatto».





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