martedì 12 gennaio 2016

MENO CIOCCOLATA

ROMA - È iniziato il conto alla rovescia per le persone che amano il cioccolato. Orologi puntati sull'anno 2020. Quando un possibile deficit di produzione di cacao potrebbe colpire molti palati. Il primo allarme è stato lanciato alla fine del 2014, a partire da un'analisi di mercato realizzata dalla multinazionale Barry Callembaut. Ma che ci siano dei problemi, complici gli andamenti climatici nella zona equatoriale del pianeta, lo si è visto anche negli ultimi anni. I dati della produzione e del consumo arrivano con un paio di anni di ritardo, così quelli più recenti sono della campagna agricola 2012-2013 firmati dall'Icco (International cocoa organization) e evidenziavano un calo del 3,7% della produzione mondiale (3 miliardi e 931 milioni di tonnellate) con un deficit di approvvigionamento di 160mila tonnellate. Il cacao, insomma, già inizia a mancare mentre i consumi, complici Brasile, Cina e India dati nei primi cinque mercati del comparto nel 2018, stanno crescendo con incrementi a due cifre. In Cina, per esempio, si prevede una crescita del 5% annuo fino al 2018, Cina verso cui l'Italia è il maggior espostatore di cioccolato. Il valore del settore secondo una ricerca di Euromonitor International passerà dai 110 miliardi di dollari del 2012 (3,09 miliardi il fatturato in Italia) ai 123,6 miliardi del 2018 (+12%).
Ma il futuro del cacao si prospetta davvero così nero, nel 2020 non ne troveremo più in giro? "Il 2020 è stata una forzatura, è una notizia che le persone che lavorano in questo settore non prendono troppo seriamente", assicura Pamela Thornton, analista del mercato del cacao. Ciò però non toglie che i prossimi anni saranno densi di incognite per "il cibo degli dei". "Il 2015 è stato segnato dal fenomeno climatico El Niño in Ecuador ed Indonesia e stiamo notando un clima piú secco del normale in Africa Occidentale. E' possibile che vedremo una carenza di cacao abbastanza sostanziosa, supponiamo di 250.000 tonnellate, la più alta in vari anni mentre la domanda cresce al ritmo di un 2% annuale", aggiunge Thornton.

L'avvenire di questo frutto insomma non è segnato, ma si presenta come un rompicapo tra rischi legati alla variabilità climatica esasperata dal riscaldamento globale, all'incremento del consumo nei popolosi paesi asiatici, a cominciare da India e Cina, e la transizione verso nuovi modelli di produzione attualmente in via di affermazione in Brasile.
Fonte : repubblica.it



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